La visibilità è una moneta di scambio?

Negli ultimi mesi si è intensificato il numero di offerte di ‘collaborazione’ gratuite, nella mia casella di posta. Tra queste, il cosiddetto scambio di visibilità, che viene proposto sotto forma di scambio di link o richiesta di articoli non retribuiti. Voi cosa rispondete?

Scambio di link: trovo che sia un’operazione molto datata, che mi ricorda molto il marketing degli anni ’80. Ho sempre pensato che i link non siano una merce da scambiare, ma qualcosa da regalare. Personalmente non ho mai accettato proposte di questo tipo: ho sempre linkato gli altri blog molto volentieri, senza badare alla reciprocità. Un link è democratico: se ti fa piacere lo metti, se non ti fa piacere non lo metti. Obbligare gli altri a linkarci non è un po’ sgradevole, a livello di Netiquette?

Articoli non retribuiti: non mi è mai capitato, ma non metto limiti alla Provvidenza. Forse se ne valesse la pena, potrei considerare un articolo non retribuito al pari di uno stage aziendale: una sorta di palestra per aumentare la propria visibilità e iniziare ad avere un portfolio di tutto rispetto. Ma non credo che sarei disposta a scrivere regolarmente gratis per qualcun altro: un conto è un guestpost, un conto è un impegno di tipo lavorativo senza corrispettivo. Devo dire che la faccia tosta mi ha sempre portato fortuna: dal primo giorno ho sempre avuto un mio tariffario, anche quando non mi si filava nessuno 😉
Voi che ne pensate? Quando vi è successo di accettare, che limiti vi siete imposte?

Guestpost: mi sembrano più democratici. Innanzitutto perchè i guestpost non si chiedono, ma si offrono: cambia dunque la prospettiva. Sono io che scrivo a te offrendoti un mio articolo, e non tu che me lo domandi gratis. L’articolo resta mio, io non ti cedo i diritti d’autore, ma semplicemente ti presto un articolo non inedito, che potrò ripubblicare ovunque. Tu ne ottieni un articolo gratis, io ne ottengo visibilità. E soprattutto decido io come, quando e perchè.

Come scegliere i progetti? Io mi baso sempre su dati ‘scientifici’. I numeri, insomma.
Se mi propongono di scrivere un guestpost o di collaborare gratuitamente con un portale, trovo sia più saggio sceglierne uno che abbia una visibilità maggiore della mia.
Perchè? Perchè il tempo è poco, e di stage non retribuito posso farne solo uno alla volta. Quindi deve essere un’occasione da valorizzare al meglio.

Se vi trovate nella stessa situazione, potete valutare questi parametri:
– Page Rank di Google: il parametro più semplice da valutare, anche se il meno importante, allo stato attuale delle cose: Google non aggiorna il PR da alcuni mesi, e a quanto pare potrebbe anche abbandonare questo metro di valutazione. In ogni caso, molto meglio scegliere partner con PR superiore o uguale 4… o superiore al proprio. Per visualizzarlo, installate la Google Toolbar sul vostro browser: ogni volta che aprirete un sito, potrete vedere il suo PR e altre informazioni;
– TR Alexa: uno strumento molto valido è il traffic rank di Alexa, che dice la posizione di un sito in Italia e nel mondo. Più il numero è basso, meglio è posizionato un sito. Per esempio, un TR Alexa di 500 in Italia, significa che il sito è il sito numero 500 in Italia; un TR di 1.578.222, sigifica che è  il sito numero 1.578.222 in Italia, e così via… Installate la toolbar Alexa per vedere il PR dei siti che visitate;
– AD Planner: lo strumento per eccellenza che vi dice i dati di un sito, ovvero le sue pageviews, i suoi utenti unici, i visitatori totali, ecc… I siti al di sotto delle 100mila pageviews/mese non sono evidenziati, e questo è un indizio importante da combinare con i rank di cui sopra. Link: https://www.google.com/adplanner/

Il parametro non numerico: l’influenza. C’è un altro parametro importante, che non si può valutare. Quanto è importante quel progetto? Quanto è importante per voi? Quanto è autorevole chi scrive?
Solitamente i siti di grandi scrittori o scienziati hanno un centesimo delle visite degli altri blog, ma ciò non significa che siano meno importanti. Se la Montalcini vi chiedesse un guestpost, voi non accettereste? Io sì, ammesso che le interessi il pannolenci! 😀

Voi quali parametri usate? Come scegliete i vostri ‘stage gratuiti’? Li considerate utili?

109 commenti su “La visibilità è una moneta di scambio?”

    • io sono caduta in tanti tranelli, e grazie barbara per gli strumenti che hai linkato.
      Il punto è questo.
      Anche quando lo fai per la visibilità, bisogna stare attente al ritorno.
      L’ultima chicca che ho fatto è stato xxx
      loro hanno avutoo un mio post,”vantando” un milione di visitatori (dubito..)e, guardando le mie statistiche del blog le visite che vengono da lì sono due in 15 gg.
      Oltretutto si sono comportati malissimo, sono stata una delle prime a cui hanno mandato la mail e una delle ultime di cui hanno inserito biografia e link.Probabilmente il blog non l’avevano neanche letto.
      Sarebbe bastato vedere “2 posto wikio classifica top blog disabilità” per capire che sul mio blog di risate se ne fanno poche..
      Ecco le cose che mi fanno incxxare, quando ti chiedono qualcosa senza neanche averti letto.
      per quanto riguarda le onlus, io credo che ci siano dei limiti.
      Immaginate me, ho collaborato con famiglie sma e il l’associazione immunodeficienze primitive siciliane, e queste due in qualche modo ne hanno avuto profitto.
      Ma immaginate di doversi caricare tutte le giornate dedicate alle malattie, alla violenza sulla donna, al cancro, all’amiloidosi, alla fibrosi cistica..365 gg l’anno l’anno sono pochi..

  1. Credo che qui la parola chiave sia “lavoro”. Se scrivere post si configura come un lavoro, il ragionamento di essere retribuiti non fa una piega. Lo è quando chi li scrive ha scelto di usare il blog come forma professionale e non solo come diario personale, forma di attivismo, etc. Lo è comunque quando numero dei post, contenuti, scadenze sono direttamente finalizzati al progetto lavorativo di qualcun altro. Non trovo invece nulla da eccepire anche nel chiedere guestpost, se viene fatto in modo trasparente, aperto e motivato. Chiedere è lecito, poi se il blogger ritiene opportuno rifiutare rifiuta. “Visibilità” anche è una parola che ha accezioni diverse. Nel mio caso, non cerco visibilità: il mio blog non è un lavoro. Cerco socialità, cerco occasioni di sperimentare la mia scrittura e le mie competenze, cerco conoscenze interessanti. Non la chiamerei visibilità. Ma certo questi elementi concorrono nella mia decisione di aderire o meno a un’iniziativa o di rispondere positivamente o no a una proposta specifica, che può implicare anche l’uso del mio tempo e delle mie competenze.

  2. Dici bene, Barbara, lo scambio di link è roba da archeologia di internet, quando i siti si contavano sulle dita di una mano e ci si aiutava a vicenda.

    Anche le collaborazioni in cambio di visibilità non hanno senso in epoca di frammentazione immensa dell’informazione, se i siti/blog sono miliardi, un mio articolo si perde come un granello di sabbia nell’oceano. Altro discorso è se sono proprio agli inizi, ho vent’anni e allora mi serve fare esperienza nella scrittura sul web, per prendere le misure, capire come funziona. allora in questo caso è una palestra e va bene.

    ma secondo me bisogna chiedersi sempre: ‘che cosa c’è dietro questa offerta? non è per caso che chi mi offre la collaborazione ha solo bisogno di manovalanza gratis e io sono semplicemente uno strumento?’

  3. poiche non ho letto tutti i commenti, scusami se faccio una domanda doppia, ma ho il bimbo ammalato e non sono riuscita a seguire tutto, ma il page rank su cosa si basa? ad es io ho il blog da soli 4 mesi, come fa a valutare una posizione??

  4. Dolenti note, dolenti note!
    Io ricevo di tutto e sono tutte richieste “AGGRATIS” o quasi!
    Le richieste che mi fanno incazzare di più sono quelle delle aziende o delle testate giornalistiche cartacee NAZIONALI che vogliono articoli con spiegazioni e foto in cambio di visibilità o al massimo ti offrono un abbonamento, e io ai miei figli che gli do’, l’abbonamento da mangiare??? Purtroppo non sono brava a vendermi, anzi sono un disastro! Sto cercando di farmi furba ma non è facile.

    Mi sta succedendo proprio adesso è ho deciso che per questa volta farò 2 massimo 3 articoli e poi chiederò il compenso secondo i tariffari minimi per articoli e foto.

    Per il futuro chiederò sempre il giusto compenso.

    Per quanto riguarda i blog di altre mamme/artiste & c. di solito non chiedo nulla ed amo fare guest post anche con progetti inediti e tante foto, stessa cosa farei per progetti no-profit (ma per ora non mi è mai capitato)

  5. A me sono arrivate propose di scambi di link per cose che non c’entravano niente con il mio blog, non ho mai accettato e se voglio faccio pubblicità a chi mi piace…o cose ed argomenti che mi interessano, trovo sacrosanto che chi scrive per lavoro venga retribuito..

    • per gli scambi di link io mi regolo esattamente come te, di solito neppure rispondo oppure allego il mio tariffario professionale per le pubblicità e se invece c’è qualcosa che mi piace davvero lo segnalo senza altre formalità.

  6. Allora c’è stato un breve, brevissimo momento in cui pensavo che la visibilità fosse sufficiente. Soprattutto perché ANCORA non considero il mio blog un “lavoro”… Però il mio blog rientra in un progetto che prima o poi vorrei proprio che diventasse una fonte di guadagno.
    E allora? Qual è il limite? Quando la visibilità smette di essere “sufficiente”? E qui mi avvalgo della mia esperienza personale nell’ambiente di lavoro (perché uno dagli errori DEVE imparare, no?). Quando sono entrata nella GRANDE Azienda, avevo poco più di 20 anni. Per me era tutto nuovo ed emozionante… E non mi ponevo il problema di trattenermi qualche ora in più (anche perché al tempo gli straordinari venivano pagati)… Ma quando ho iniziato ad avere una “vita” e cmq non ho avuto più voglia di restare in ufficio fino alle 20 passate, è stato difficilissimo “tornare indietro”… Sono stata anche abbastanza penalizzata per questo… perché ormai i capi “si erano abituati”…
    Quindi, a costo di apparire presuntuosa, io sono dell’idea di mettere bene in chiaro che una collaborazione deve essere retribuita.
    Poi è chiaro, con i siti “amici” possono subentrare altre dinamiche e quelle si possono valutare di volta in volta.
    Più che altro, potrebbe essere “utile” concordare un tariffario di categoria

  7. Scrivere per avere un po’ di visibilità non lo trovo sbagliato, specie se lo fai per crescere anche col tuo blog finchè è una “palestra”, purchè appunto sia qualcosa di non troppo impegnativo, che è utile ad entrambi gli attori.
    Sulle tariffe anche io vorrei un po’ di esempi e confronti, ho giusto un accordo in corso 😀

  8. Quanto sono stata latitante da mommit in questi ultimi giorni! E dire che la conversazione mi interessa molto. Però sono stata anche molto latitante dal resto della mia vita, per sovraccarico lavorativo, se può essere una giustificazione!
    Rispondo molto sinteticamente:

    scambio di link: no grazie, per gli stessi motivi indicati da Barbara.
    articoli non retribuiti: una volta sola abbiamo accettato, molto all’inizio, pensando di ricavarne visibilità (erano comunque rimaneggiamenti di articoli già scritti). Dopo poco ci siamo accorte che era del tutto improduttivo e abbiamo smesso presto.
    guestpost…. beh, noi ne chiediamo parecchi, senza aspettare che ce li offrano (e Barbara è stata più volte nostra “vittima”). Ma li chiediamo a persone che sappiamo avranno qualcosa da dire sul tema trattato quel mese. E poi siamo viziate: quando chiediamo, ce li scrivono tutti e ce ne scrivono di bellissimi (da Barbara ricordo, per esempio, almeno un pezzo che per me ha fatto la storia di gc).

    Ora ospitiamo anche due rubriche “guest”, una di Elisa, il cui commento è proprio qui sopra e un’altra che pubblica oggi il primo post. Abbiamo chiarito fin dall’inizio: per ora non possiamo pagare, offriamo visibilità e comunque il piacere di ospitare. Lo so, non è molto, ma speriamo di poter offrire in futuro anche un’evoluzione.
    Comunque per ora ci offrono di scrivere per noi rubriche periodiche (non le due di cui parlavo sopra: quelle le abbiamo chieste noi), quindi vorrà dire che lo spazio da noi è considerato di qualche valore.

  9. L’argomento mi interessa, ma non me la sento di dare un parere, perché per me il blog non è lavoro.
    Mi è capitato di accettare iniziative non retribuite e le ho accettate perché mi è sembrato che il mio “compenso” fosse nel fatto di partecipare a un esperimento che poteva farmi capire qualcosa di più della comunicazione 2.0.
    Non ho mai fatto nulla per avere visibilità, perché per me il blog è un hobby e niente più. Potrei muovermi diversamente se un domani dovessi avere una pubblicazione tipo Viola da promuovere, ma penso che non mi “abbasserei” mai a compromessi puramente commerciali pur di avere visibilità.
    In generale, penso che si debba distinguere tra chi (come me o come la mia omonima Peri) è qui per curiosità e divertimento e chi invece lo fa per mestiere, come Barbara o Wonder. Se io Lanterna accetto di scrivere gratis per una qualsiasi testata, è plausibile che porti via il lavoro a una blogger professionista? C’è così poco margine tra una dilettante come me o una che lo fa di mestiere? Io non credo: chi mi chiede il mio tempo gratis si prende una blogger dilettante, che scrive solo di ciò che le sembra divertente e quando le pare, senza impegno. Ma secondo me sulle collaborazioni minimamente più strutturate la differenza si vede.

    • A parte il fatto che io non ti definirei mai una dilettante… non credo che si possa ‘portare via il lavoro’ a qualcuno. Certo, se c’è qualcuno che lo fa gratis, potrebbe essere un problema per chi chiede un compenso. Ma forse anche no.
      Secondo me nessuno toglie nulla agli altri, sul web, che è tanto grande e ha ancora spazio per tutti.
      Secondo me comunque la differenza sta proprio negli intenti, come dici tu: se si chiede qualcosa gratis, si accetta che venga fatto nei modi e nei tempi di chi offre, e non di chi chiede.

      • si il web è grande e c’è posto per tutti ma anche le persone che leggono sono così tante? se io scrivo gratis non potrei e sottolineo potrei toglierti lettori di cui invece tu hai bisogno perchè devi mantenere il tuo sito che come giustamente hai fatto notare ti porta guadagni ma anche tante spese?

    • uh bella domanda, nel mio campo si, ci sono tantissime hobbyste che realizzano cosine per diletto e le riviste le sfruttano (offrendo appunto “l’abbonamento” o la visibilità e basta), non pagando invece chi lo fa in modo professionale, spero che in altri campi sia diverso…
      E non parlo di web ma ancora di riviste cartacee.

        • nel campo delle riviste per hopbbystica purtroppo spesso la differenza tra una professionista e una hobbysta importa..per molte attentissime ai dettagli altre guardano solo lo schemino del maglione o della bavetta a punto croce(mia madre è un’hobbista di prima categorie, vende copertine fatte all’uncinetto principesche a fior di quattrini…maa, ahimeè, a lei delle riviste interessano solo gli schemi…)

        • dipende, alcune sono bravissime e anche se le foto magari non sono proprio semi-professionali (soprattutto per gli sfondi e le ambientazioni che sono le cose più difficili in questo tipo di foto) sono grandiose lo stesso, però le riviste non ti offrono niente a parte la solita “visibilità”.
          Altre sono meno brave e in genere possono sperare nelle riviste a bassa tiratura.

    • Gran commento che mi sento di sottoscrivere in pieno. Caspita, che interessanti i contributi di tutte!! Bella discussione, bella davvero!!!

  10. la mia esperienza è questa: sono giornalista pubblicista da quando avevo 20 anni e sono 11 anni che scrivo per il web su un noto portale di informazione medico sanitaria. questo è il mio lavoro. poi ho aperto un blog mammesco perchè volevo riportare un po’ di notizie utili sul mondo della salute di mamma e bambino e raccontare (per me stessa principalmente) la mia esperienza di mamma.

    Mammanews non è quindi il mio lavoro. però grazie al mio blog sono accadute cose molto molto importanti: ho conosciuto le mamme blogger, sono nate insieme a loro alcuni interessanti progetti (per esempio scrivo due post a settimana su un sito e mi offrono in regalo un servizio del valore di circa 600 euro), ho chiuso un accordo di collaborazione come free lance con un importante portale dedicato alle mamme e ho messo su, insieme con il mio principale cliente, un ambizioso portale di informazione scientifica dedicato alle mamme e ai bambini.

    mi resta poco tempo per scrivere sul mio blog personale (lo faccio non più di 2 volte alla settimana) e mai ho accettato uno scambio link (tristino), nè ho scritto gratis in cambio di un prodotto, qualche volta ho scritto post sponsorizzati che mi sono stati pagati anche 60 euro.

    non scrivo gratis perchè scrivere è il mio lavoro (indipendentemente dal blog) e l’epoca in cui scrivevo gratis per la gloria è finita da un decennio. Quando scrivo gratis? Quando ricevo in cambio qualcosa che veramente mi interessa o quando scrivo di qualcosa che mi appassiona (ad esempio qualche giorno fa ho, con MOLTA calma 🙂 scritto un guest post per Barbara che lei metterà online con altrettanta calma).

    ps scusate la logorra. Mommit mi piace un sacco e ho anche messo il bannerino :-))

  11. Secondo me il problema è questo: se io ho un blog senza pubblicità e quindi non ci guadagno niente sono problemi miei, ma se mi si chiede di scrivere qualche cosa per qualcuno questo è lavoro che si deve pagare e forse la visibilità è una moneta un po’ misera. Ma quanto costa scrivere un articolo?

    • è pur vero che ognuno seleziona le sue “modalità” di pagamento. un blogger può decidere che scrivo solo se mi paghi, un altro che scrivo se in cambio mi offri un servizio che secondo me ne vale la pena (alla fine son sempre soldi) e un altro ancora che scrivo se in cambio mi dai visibilità su un sito noto, con un buon numero di visitatori e alla fine lo sforzo di scrivere (magari rimaneggiando una cosa già scritta quindi con poco sforzo in termini di tempo e lavoro) ne vale la pena. ognuno secglie in base alle proprie esigenze e non possiamo pensare che le aziende la smettano di chiederci un post in cambio di visibilità. dobbiamo essere noi a non farci sfruttare e a fare una personale e attenta valutazione, anche usando gli strumenti che hai giustamente indicato

    • quanto costa scrivere un articolo? Dipende, secondo me non c’è un costo “reale” ma è un costo in idee, tempo e bravura. Qui anche ci sono da fare dei distinguo perché magari l’articoletto non inedito o anche inedito ma con poche “parole” si scrive in poco tempo e quindi ha un “costo” limitato, poi ci sono articoli più lunghi e anche servizi veri e propri (ad esempio io ricordo quello già citato in cui mammafelice raccontava del regime dei minimi) e poi ci sono gli articoli/servizi che all’interno contengono anche foto e progetti. Questi ultimi sono davvero complessi perchè oltre al testo vero e proprio c’è l’idea (se inedita), la realizzazione, la spiegazione (se contengono anche il tutorial) e le foto.
      Io li classifico così e tra il primo che ho descritto e l’ultimo c’è un abisso, quindi anche il loro “costo” finale deve essere molto diverso.

  12. allora riassumo l’idea che mi sono fatta:
    1- la visibilità è una moneta di scambio? senza dubbio sì.
    2- va valutato se sia una moneta di scambio ADEGUATA al lavoro che ci viene richiesto… non credo ci sia un numero preciso di post che vale la pena di scrivere per la sola visibilità, conta anche la frequenza e se lo facciamo per un solo o per diversi “committenti”. insomma, credo che ognuno debbe ragionare bene prima di accetare o meno, quindi questa discussione è utilissima per farsi un’opinione!
    3- penso anche che per coloro che hanno un blog creativo e che vendono i loro prodotti la visibilità possa essere un’ottima possibilità per farsi conoscere, soprattutto all’inizio.
    4- ultimo ma non per importanta, io sono fatta come barbara: non riuscirei a incassare nemmeno un euro in nero, ma capisco anche chi dice che sarebbe importante avere un “periodo di prova” per sondare il terreno… ecco, secondo me scrivere in cambio di visibilità può essere un modo per capire se i nostri contenuti e il nostro modo di scrivere piace o meno. non è certo garanzia si (in)successo, ma può essere una prima “cartina di tornasole”… ovviamente sta all’intelligenza di ognuno scegliere per chi scrivere! va da sè che scrivere per un blog che ha poco pubblico o un pubblico lontano dai miei prodotti non è molto producente!

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