Uno degli obiettivi di Mommit è sempre stato quello di fare contro-cultura riguardo gli stereotipi di Internet e dei blog (wowowow che parolone, tiriamocela). Non so, ho il vago sospetto che giornalisti di tv e carta stampata parlino male ‘di internet’ (come se internet fosse un’entità tipo blob infestante) perchè: non lo conoscono, ne hanno paura, il giornalismo (italiano) è agonizzante.
Sul Corriere l’ennesimo articolo illuminato, scritto da Barbara Millucci (e scopiazzato dai giornali inglesi, ma non diciamolo a nessuno…), che descrive la famiglia tipo di 4 persone, in cui, la sera, invece di chiacchierare davanti al camino (ci stanno 30 gradi fuori, se vi è sfuggito), ognuno dei componenti si isola su internet:
È la fotografia delle nuove famiglie contemporanee che trascorrono il dopo cena, più o meno fino alla mezzanotte, sempre più “connesse” fuori casa, ma del tutto “disconnesse” al loro interno. I nuovi nuclei individuali dell’era 3.0, visto che il web 2.0 sembra già preistoria, non hanno più nulla a che vedere con il vecchio focolare domestico, dove ci si rifugiava dopo una giornata piena di tensioni sul lavoro o di brutti voti presi a scuola.
Certo, come minimo fino a mezzanotte! Non vorremo mica che il giorno dopo i bambini, a scuola, arrivino troppo svegli… per poi accorgersi che la scuola italiana fa schifo? (ah, non c’entra la Gelmini? ops, mi è scappato, pazienza: questa è una polemica, non è mica un trattato sul De Amicitia).
Ma ecco la chicca:
Oggi tutto questo è out. Ognuno ha il proprio device. Si sta tutti e 4 insieme sul sofà, ma si è emotivamente soli […]
il figlio di 8 anni spaparanzato in poltrona incollato a giocare, con la tavoletta tascabile sulle ginocchia, a Mario Kart wii; accanto la sorella, poco più grande, che consulta in modo convulso love calculator, per calcolare la corrispondenza amorosa, sul touchscreen dell’iPhone rosa, rivestito di brillantini. Nell’angolo, il padre attento a scommettere su giochi e partite on line su quello che fino a qualche anno fa era il pc di casa, mentre la madre chatta su Facebook con le amiche d’infanzia, scambiandosi ricette e commentando con il pollice all’insù del “mi piace” foto e siti improbabili.
Ma quasi quasi mi piaceva di più lo stereotipo della mamma anni 50 che passava lo straccio con i tacchi e la gonna larga. E comunque io l’iPhone non ce l’ho. Sarà che ho una vita? No, così, mi viene da chiedermelo. Sarà che IO, a differenza forse della giornalista del Corriere (forse, eh…) non ho la tata, la cuoca, la colf, la babysitter, la nonna e nemmeno i buoni pasto, e il tempo per isolarmi non ce l’ho.
No, così, tanto per polemizzare. Isolarsi? Magari, cara Barbara!! Se bastasse FB per isolarmi, mi creda: starei su FB tutta la sera, tutte le sere.
Ma temo che qui, nella vita reale, dove non ci sono ‘antichi focolari domestici’, la sera sia tutto un: mangia, lavati i denti, metti il pigiama… ti prego fammi sentire solo questa notizia al TG.
No, in effetti non c’è un gran silenzio, nella vita reale: qui si parla, e anche tanto. E magari ci fosse un po’ di solitudine da potersi ritagliare.
Comunque facciamo una cosa. Mi compro l’iPhone con i brillantini e ci provo. Se lo dice lei, le credo.
Ma se per caso l’iPhone non mi garantisse almeno 10 minuti di solitudine al giorno, io promuovo una class action. Perchè io spero proprio che sia una promessa, questo isolamento di cui mi parlano i giornali, e non l’ennesima bufala di Internet!
Io l’iPhone ce l’ho e pure rosa (cover scelta da mia figlia) e non solo non riesco ad isolarmici (ok…un po’ son dipendente) ma nemmeno a usarlo tanto perchè lei ha scoperto che ci si fotografa meglio che con la macchina e si è trasformata in OlvieroToscanideNoatri – versione mini.
Io scrivo i post o guardo FB alla mattina presto o un’ora dopo pranzo o (come ora…ehm) dall’ufficio.
A casa non c’è pezza.
Mio marito è tecnologicamente rimasto alla radio a transistor. Mia figlia per fortuna preferisce giocare al parco.
Ma questa qui dove cavolo vive?
Ah già, hai ragione tu: in un mondo con colf, baby sitter, ecc…
Sai cosa penso? Che internet faccia paura perchè stanno scoprendo che è un modo di far emergere gente che sa scrivere, giornalisti che prima magari mollavano perchè non ne potevano più di passare anni a fare i galoppini. E invece così emergono in fretta.
Questo fa paura.
Fa paura che persone che hanno scelto un lavoro “per mantenersi” possano tramite il web farsi scoprire come professionisti in altri campi e “sfondare” in tempi molto più rapidi di quelli che ci sono nella vita reale e a causa dei quali non hanno intrapreso una certa professione.
Certo, ci saranno anche casi limite, ma credo siano davvero pochissimi.
Lo penso anche io…
sono perfettamente d’accordo..io riesco a stare su internet mentre sarah è a scuola…e ci sto un’oretta, non di più..perchè pi esco a fare attività fidica, pulisco, aggiusto, preparo da mangiare..
condivido tutto….e poi, se potessi isolarmi, ti assicuro che lo farei scappando al mare, a fare shopping, a mangiare il gelato…ma magari io sono una mamma punto zero zero….
ecco, parliamone, che sabato mi son comprata i sandali portandomi appresso Dafne, e non so nemmeno se ho comprato quelli della misura giusta…
Io il camino ce l’ho, concordo: si spegne verso aprile.
E in questi giorni, davanti al camino spento, la sera, può capitare che per mezz’ora io mi legga i commenti del mio blog e i nuovi post di quelli che adoro, mentre mio marito si ascolta jazz su FB pubblicato da colleghi (si è iscritto 2 mesi fa e gli si è aperto un mondo) e Simo gioca a mattoncini sul tappeto accanto a noi. E allora? Che problmea c’è se è inserito in una dinamica familiare sana? In cui per il resto della giornata si sta insieme e ci si dedica (poco o tanto) il tempo “di qualità”? Sì, a noi piace “disconnetterci” se ci riusciamo, per mezz’ora ogni tanto… come tutto, a piccole dosi.
Se si esagera, si rischia di avere il camino acceso a fine maggio, di tener svegli i figli fino a mezzanotte o di diventare giornalisti col il tono della tua “amica”.
PS. concordo con MdF sulla fifa che inizia a fare internet ai lavori canonici…
Concordo su tutto, soprattutto sulla dinamica famigliare sana 🙂
Quella famiglia descritta nell’articolo esiste, perchè chiudere gli occhi. Il problema da affrontare è: perchè fa così paura? Silenzi e solitudini in famiglia sono sempre esistite, c’è qualcosa di diverso da un padre che lavora fino a mezzanotte o da una madre che stira fino alle 11 (e viceversa dico)? Non dobbiamo essere ipocriti e chiudere gli occhi. Non è “internèt” il problema, casomai è che a volte non c’è più niente da dirsi. Andiamo a fondo, non infiliamo la testa nella sabbia. Qui leggono donne e uomini con la mente aperta, ma in giro non è sempre così.
Ma esiste fuori da Internet, appunto… Non mi piace quando internet diventa la causa di tutti i mali dell’uomo, pensando che condanni la gente alla solitudine. Io è proprio grazie a internet che non mi sono sentita sola in questi anni.
esiste fuori e dentro. il problema è la comunicazione, non la rete. certi giornalisti dovrebbero almeno imparare a comunicare e non passare dei messaggi parziali e del tutto personali.
mi piace
Non ci spreco neanche l’incazzatura. La realtà è che le famiglie sono così: più terra terra, a mio marito piace coltivare bonsai, a me piace leggere e ai miei figli piace giocare. Quando siamo in cortile, io leggo, lui cura i bonsai e i figli giocano. Emotivamente, sarebbe la stessa cosa se io leggessi sull’iPad, lui scrivesse sul forum di bonsai e i figli giocassero col nintendo o con la wii. La sola differenza è che non possiedo l’iPad né le consolle di videogiochi.
Mi sono incavolata da morire quando, alle Invasioni Barbariche, la Bignardi vi ha presentati (voi e Jolanda) come famiglie che non parlano, accompagnando tutto con quei mezzi sorrisini per dire: ma guarda questi qui che tristezza. Le avrei tirato una padellata in faccia. Ma proprio te (Bignardi) che hai un blog, che scrivi per mestiere, che hai presentato il primo GF e che fai la radical-chic, hai la puzza sotto il naso neiconfronti della digitalizzazione? mah…
Concordo assolutamente: non se ne può più di questa demonizzazione di internet per partito preso. Vogliamo dire, ad esempio, che la rete può essere anche un modo di socializzare (a differenza della TV, a suo tempo demonizzata e ora rimpianta e idealizzata addirittura)? Questi continui servizi sui pericoli del web sanno sempre più di stantio.
Non avevo pensato alla TV. Non è che questo è un modo un po’ spicciolo per dirci che è meglio che torniamo a non-pensare, e ci mettiamo davanti alla TV, invece di scrivere e connetterci al mondo?
Non mi sorprenderebbe troppo se l’implicazione fosse (anche) questa. Soprattutto dopo tutta l’enfasi data (a torto o a ragione) ai social network nelle rivoluzioni del mondo arabo.
Ok, Barbara, mi hai provocata con questo post e adesso ti becchi il mio commento fiume, e la prossima volta stai più attenta quando tocchi certi tasti ;)))
da dove comincio? dagli stereotipi sulla rete, va bene? I giornali come sempre vanno dove li porta il vento, se bisogna demonizzare la società moderna, la demonizzano, facendo di tutta l’erba un fascio. la famiglia descritta nell’articolo è una caricatura, mostruosa, che non auguro a nessuno. Mi ritengo una persona discretamente informata di tecnologia, mi piace, la seguo e cerco di stare dietro le novità, ma non per questo passo le mie serate drogata al computer, anestetizzando anche gli altri membri della famiglia con device vari così mi lasciano in pace.
anche io la sera ho altro da fare, sparecchiare, attaccare la lavastoviglie, preparare i vestiti per il giorno dopo, discutere con mio figlio che non ha studiato la lezione, addormentare i figli …. non ho la tata che li mette a letto, non ho ‘personale di servizio’ come molte giornaliste che credono di impersonare le moderne mamme digitali.
altro argomento: internet e quello che vi succede non può essere ingabbiato né conformato a dei canoni sociali. c’è di tutto e di più, c’è il blog scemo e c’è il blog intelligente, siti ben fatti e siti penosi…. ah e un’altra cosa vorrei dire a chi scrive questi articoli: non è che se pubblicizzano l’iphone io me lo devo comprare, e se pubblicizzano l’ipad me lo devo comprare, cultura digitale significa anche saper scegliere cosa mi serve e cosa non mi serve.
Ecco, mi piace. Che sembra che poi stiamo tutti a fare la fila per comprare l’iphone appena esce. Certo, le file le ho viste, ci sono. Ci sono 200 persone che passano 20 ore in fila per prendere il primo iPhone. Ma siamo un po’ di più, numericamente parlando, in Italia.,..
è la solita solfa del come si fa informazione. quando ci suggestionano con le file per comperare il nuovo gadget digitale, con articoli e servizi in tv, dobbiamo renderci conto che il giornalista sta facendo seguito a un comunicato stampa, sta facendo il gioco dell’azienda e per motivi che non voglio sapere usa il suo mezzo di comunicazione per suggestionare la gente. però bisogna saperlo, non possiamo più permetterci di essere ingenui e credere a tutto quello che scrivono i giornali!
ecco, non mi era venuta mica in mente la cosa dei comunicati stampa… e sì che ne ricevo pure io a decine, eh, ma mi mancava il collegamento…
a proposito di tate: http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-tata-mi-annuncia-che-e-incintae-io-reagisco-come-un-capo-azienda/
a me piace un casino questa demonizzazione, perchè vuol dire che internet è forte. e che la rete è democratica. e che qualcuno s’è svegliato dal torpore e questo al sistema non piace.
riguardo al contenuto dell’articolo, in effetti conosco gente che si stordisce di internet e videogiochi sin dall più tenera età, però, come dice Sara la mancanza di comunicazione in famiglia non si può certo imputare ad agenti esterni. quando ero una ragazzina (ieri, ahahaha) era sempre colpa di Marilyn Manson se gli adolescenti erano cattivi: fatto sta che sono stata al concerto a bologna e la faccia più temibile tra il pubblico quasi quasi era la mia.
detto questo, io sono la blogger più disconnessa della terra, le mie figlie non hanno mai visto un videogioco e non ho ancora imparato tutte le funzioni di un banale telefono cellulare. l’ultimo di cui ho letto le istruzioni è stato lo startac, era il 1998.
Quindi suppongo che questo studio di antropologia spicciola che tu citi, sia stato fatto a casa di qualcun’altro.
Io non ho l’Iphone ma ho il BB e penso all’IPhone ma questo non c’entra. Anzi, tipo, nel week end, quando siamo tutti insieme, tendo a connettermi poco e a godermi le cose che facciamo insieme. Mah… molti molti stereotipi guarniti da molte molte frasi circostanziali!
E questo l’avete visto? http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/05/30/news/dieta_digitale-16940497/?ref=HRERO-1 Il terrorismo continua…
che articolo idiota…
ma poi, parliamone. c’è un test, il quale non tiene conto ovviamente del fatto che c’è gente che ha più d’un telefono e più d’un laptop per lavoro, che scrive più di un blog per lavoro, che è in rete per lavoro. non è che siamo tutti qui per svago, come giocare al nintendo. ma vabbè.
tale test ha dei risultati. Tutti i risultati prevedono la necessità di disintossicarsi dal web, in vari gradi. Il fatto che uno si possa anche sentire non malato, non patologico, non dipendente, pur passando sul web diverse ore (per lavoro, per svago, per informarsi, per esprimersi), non è contemplato.
Anche io voglio 10 minuti di soliudine, ma non penso ci riuscirò! Ho letto l’articolo di Repubblica, ma ditemi che stavano scherzando! L’ultima volta che ho acceso il mio portatile in presenza dello Gnomo lo ha inondato con la cena … ne vogliamo parlare?! E poi secondo me la rete è sopratutto informazione. Non penso che ci si debba disintossicare dall’informazione. Io sono capitata nel mondo delle mamme blogger perchè cercavo delle attività da far fare al mio bambino: cercavo (e cerco) informazione e l’ho trovata. Non capisco cosa ci sia di male e perchè dovrei farne a meno.
io ci ho rimesso il net book per colpa del latte…
tutto quello che e’ nuovo fa paura e viene demonizzato. L’elenco dei motivi per cui Internet non e’ il demonio (i blog men che meno) e’ infinito. Voglio dire, anche Xiaobo (premio Nobel per la pace, mica pizza e fichi) l’ha definito un dono di Dio…
Una volta ho letto che quando hanno chiesto ad Asimov se non gli facevano paura i robot, lui ha risposto che anche il fuoco e la parola sono invenzioni molto pericolose, fra le piu’ pericolose, ma, senza, l’uomo non sarebbe l’Uomo.
oh quanto ridere. Aggiungo solo due cose.
Anche leggere un libro è isolarsi, alienarsi, solitudine…. perchè leggere un libro si può e leggerlo su pc o tavoletta è un delitto? Se per Barbara Millucci internet è solo poker, love calculator e chat idiote su FB forse è perchè lei si è fermata lì, non è riuscita ad andare oltre. Non ha curiosià, cultura digitale e tante altre cose. Bisognerebbe dirle che il web è una proiezione di se stessi, e se ti circondi di amici idioti le conversazioni non è che possano essere metafisiche, online come offline. A ognuno la rete che si merita.
Barbara l’iphone devi prendertelo: è l’unico modo per una madre, di avere i suoi dieci miuti, in casi critici anche di più, di sacrosanta, sana, solitudine digitale: in bagno. Al semaforo, in coda dal dottore. A me ha cambiato (in meglio) la vita
Digitate “per colpa di FB” in Google… ce n’è da scrivere un romanzo. Divorzi, licnziamenti, omicidi, comuni che cadono, è ricomparsa persino la sifilide per colpa di FaceBook!
Magari ci scriverò un post 😉
ahhahaaa lo voglio leggere!!
Sarà la terza o quarta volta che mi imbatto in un tuo commento e vengo a trovarti sul blog, sempre non ricordandomi che quel nome è legato a quel blog. In sostanza, sono spinta dalla sintonia con quel che scrivi…
Ciao Ba, scusa l’incursione OT.
Io se inizio non la finisco più: quindi non inizio. 🙂 Sarà il mio percorso teoretico per il 2012 questo.
Ogni tanto esce la notizia che “in Italia si leggono pochi giornali”. Ecco, io mi chiedo… siamo sicuri che sia poi un male?! Se quello che ci propongono sono articoli come quelli citati… mi pare proprio di no. :-/
io sono un pò dipendente lo ammetto, ho il pc sempre connesso e spesso mi piace affondare nel web per rilassarmi, confesso spesso lo faccio anche mentre allatto (mamma degenere) ma del resto non ci vedo molta differenza rispetto a guardare la tv. Concordo con chi dice che l’isolamento della famiglia non dipenda certo da internet, credo giusto che ogni membro della famiglia si possa rilassare come meglio crede senza compromettere i momenti di condivisione. Io se posso mi ritaglio anche una mezz’ora di solitudine digitale …sono un mostro?
io ho uno smartphone che non so nemmeno usare e comunque condivido appieno cio che hai detto brava come sempre
Odio queste classificazioni. Ma se io ho il pallino della tecnologia (e io ce l’ho, l’ammetto) a loro cosa importa? Se io voglio passare le mie giornate davanti a un pc che problema c’è? C’è chi ha il “vizio” di stare ore davanti alla tv, chi di fare l’uncinetto. Io ho la tecnologia. E quando da ragazzina non avevo un pc mi chiudevo lo stesso delle ore in camera a fare qualsiasi cosa pur di non parlare con i miei, che magari erano imbambolati (o addormentati) davanti alla tv, metre mio fratello era solo in sala a guardare un altro programma. La comunicazione tra di noi non c’è mai stata e non c’era tutta la tecnologia di adesso. Io sono per il vivi e lascia vivere. Ognuno è libero di vivere la propria vita familiare come meglio crede.
Anche il demonizzare facebook…beh è un discorso che lascia molto a desiderare. Ovvio che se hai un figlio di 12 anni, gli metti un pc in camera e tanti saluti è ovvio che poi ti va in dei siti strani a fare chissà che cosa. Ci vuole cervello, come in tutte le cose.
Ti scrivo dal mio portatile che accendo tutte le sere sia per lavoro che per diletto..
Prima avevo solo il fisso e non potevo connettermi spesso alla sera perché non mi andava di stare da sola in mansarda..cosi almeno io lavoro e navigo mentre mio marito dorme sul divano e mio figlio dorme in camera sua. Io non mi sento isolato ma in contatto con il mondo, abito in un paesino che se non avevo internet non sapevo nemmeno cosa succedeva nel resto del mondo..Se io sono qui e mio marito mi parla gli rispondo e intanto riesco pure a guardare un po’ di tv..certo non mentre lavoro..
AMo la tecnologia, l’ho sempre amata, da piccola mi chiudevo in camera per giocare col commodore.
Basta davvero demonizzare internet..hai ragionassimo