Guestpost: classificazione delle varie attività di marketing e comunicazione

Approfitto  dello spazio che Barbara mi mette così cortesemente a disposizione, per parlare di due cose.

Primo, vorrei provare a proporre un ordine e una classificazione delle varie attività di marketing e comunicazione (attenzione, non sono la stessa cosa: il marketing comprende la comunicazione ma non si esaurisce in essa) che coinvolgono le persone, quindi le donne, quindi le mamme, blogger e non blogger, in rete e fuori dalle rete. Mi direte, hai detto niente… il fatto è che c’è ancora troppa confusione (di forma e di sostanza) quando se ne parla, e quindi occorre trovare un minimo di linguaggio comune.

Secondo, vorrei spiegare a quali attività di marketing mi interesso e come funzionano i  nostri progetti.  Non per un’autopromozione ma perché quei progetti rappresentano degli esempi  significativi e concreti di cui possiamo parlare e  da cui possiamo imparare un sacco di cose.

Marketing. Chi lavora nel marketing non si occupa solo di pubblicità, e soprattutto non si occupa di tecniche diaboliche di persuasione occulta. Piuttosto, analizza il business per capire cosa va bene e cosa no, e coordina tutto il processo creativo che va dalla raccolta delle informazioni alla formazione delle idee, fino alla produzione e alla comunicazione di qualcosa.  Tutto questo processo è una conversazione con delle persone: con i capi, con i colleghi, con gli esperti, e ovviamente con i consumatori. Solo che mentre prima i consumatori venivano sentiti solo in certi momenti e in certi modi (interviste, focus group, questionari, ricerche telefoniche) ora sono attivi, protagonisti in rete ogni giorno. E questo le aziende lo sanno, e stanno cercando di adeguarsi per migliorarsi.
Allora, ci sono vari tipi di progetti  a seconda del momento in cui la conversazione tra gli attori del processo si svolge:

Progetti di ricerca: stimolo e raccolgo opinioni, ma non solo quelle. Cerco soprattutto di capire i feeling, le emozioni. Mi metto nei panni della gente che usa il mio prodotto o servizio per capire come questo lo fa sentire e cosa desidera veramente. Non è facile, perché tutti noi tendiamo a fermarci a un aspetto cognitivo/razionale e a nascondere più nel profondo quello emotivo. Per questo le ricerche si distinguono in qualitative, di competenza degli psicologi, e quantitative, regno degli statistici.
Progetti  di sviluppo: qui c’è una parte divertente di ideazione e incubazione.. , di qualsiasi cosa. Dopo aver raccolto i feeling, si creano i segni materiali per esprimerli. Un packaging, una grafica, uno slogan o claim o payoff, un filmato pubblicitario, un nuovo prodotto, una nuova variante di prodotto, e così via. Per sopravvivere, le aziende hanno bisogno di migliorare continuamente tutto: processi, prodotti, pubblicità. Se ti fermi  mentre tutto il mondo va avanti, vuol dire che vai indietro.
Ma poche sono le vere innovazioni sul mercato, quelle in grado di cambiarci la vita, mentre molte risorse vengano sprecate in lanci e rilanci inutili, che non soddisfano i consumatori e vengono abbandonati dopo poco tempo. Ovviamente si lavora molto per cercare di trovare i processi di sviluppo migliori, in grado di minimizzare questi sprechi. Il web può essere uno di questi.
Progetti di comunicazione:  ed eccoci al dunque; quando si ha un prodotto con un suo beneficio, lo si porta all’attenzione dei consumatori con un’attività di comunicazione. Bisogna capire il messaggio giusto, poi il tono e il linguaggio giusto, e soprattutto le persone giuste a cui comunicare.  Oppure questo lavoro è già stato fatto e bisogna diffondere in vari modi e il più possibile questo messaggio.

Bene. Domande? 🙂 Spero tutto chiaro fino a qui.

Ora; le aziende sanno che nei social media ci sono un sacco di consumatori che parlano di loro. Inoltre sanno che i blogger sono consumatori più “influenti” degli altri. Pertanto si inventano e sperimentano vari modi  per “ingaggiarli”, termine che trovo odioso perché è solo la cattiva traduzione di “engage”. Engage in realtà significa coinvolgere emotivamente. Io credo infatti che il principio giusto con cui interagire con le persone (blogger, ma non solo) attive in Rete sia quello  del dialogo che si realizza attraverso una conversazione paritaria.

Il prossimo passo sarà raccontarvi di esempi concreti  – di ricerca, di sviluppo, di comunicazione. E magari mi aiuterete a trovare le regole comuni di condotta che valgono per ciascuno di essi. Vi va?

Flavia
www.thetalkingvillage.it

13 commenti su “Guestpost: classificazione delle varie attività di marketing e comunicazione”

  1. ok. Tempo fa vengo contattata da un’azienda produttrice di farine. prolìvo la 00, la 0..ottime, ma non molto diverse da quelle in commercio..non recensisco(ero stata lasciata libera o meno di farlo)
    Poi provo l’antigrumi 00..eccezionale. i muffin li ha fatti mia figlia che ha 4 anni e ..miracolosamente nell’impasto non c’è in solo grumo. decido di recensire ..(post inm incubazione da un paio di giorni) perchè la trovo utile e credo possa esserlo per le persone che passano dal mio blog.
    Credo che la prima cregola possa essere il “secondo coscienza”…

    • Assolutamente sì. Uno dei meccanismi più sfruttati e alla base dell’attività delle agenzie di buzz è quello dell’invio di un prodotto con libertà di recensione. E spesso succede come dici tu: la blogger che ha rcevuto un regalo difficilmente ne parla male. Se il prodotto è buono, si ottengono un certo numero di recensioni positive che l’agenzia conta e e “vende” al cliente come risultato del piano di buzz. Questa è una pratica non certo scorretta, ma non è una conversazione e ricade nella comunicazione (di qualcosa che è già bello e pronto in commercio) e non nella ricerca o sviluppo (quando il prodotto lo si deve capire). Nella fase di ricerca è molto più utile una critica costruttiva che un elogio, quindi occorrono modalità diverse di conversazione.

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