Mi piacerebbe partire da una domanda ben precisa, LA domanda: Chi sono le ‘Mamme della Rete’? Hanno qualcosa in comune tra loro?
Le mamme, come dice Wonder in un suo commento, hanno blog ‘concettualmente’ diversi dalle altre donne che frequentano la Rete (come ad esempio giornaliste, foodblogger, fashionblogger…)?
Partiamo da due avvenimenti
1. La Social Media Week di Roma: una conferenza in cui importanti esperti della Rete delle Mamme (maschi) hanno parlato del ‘fenomeno mommyblogging’, senza però invitare le mamme blogger.
Wonderland come inviata di Vanity Fair, dice:
«Le mamme online danno una rappresentazione della vera mamma. La vera mamma è quella che si sacrifica. La mamma è un’esperta, sa tutto del bambino».
Ecco tre frasi da non pronunciare mai in presenza delle blogger del settore, pena attacchi di orticaria sparsi.
Interessante Flavia su VereMamme (mamme 2.0 parte prima e parte seconda):
E qui veniamo all’aspetto dei valori, quello profondamente culturale, quello che mi ha fatto perdere il controllo e interrompere lo speech quando il sociologo Alessandro Caliandro ha detto con grande sicurezza, per la seconda volta in cinque minuti: “Ecco, la tribù detta cosa devi fare e come devi essere per essere una vera mamma, queste sono delle vere esperte” No. NO! Esiste un piano ben più alto di discussione. Quello per cui il bright (l’aspetto gioioso della maternità) e il dark (l’ombra) assumono ben altri significati che lo sfoggio di un bel passeggino o la stitichezza della bambina.
Sull’argomento segnalo anche: Analisi antropologica di una cacca, di Luana Troncanetti:
Invece il risultato della ricerca, in estrema sintesi, è risultato il seguente:
I motivi principe di conversazioni fra mamme sono: la cacca, i pannolini, i paracapezzoli e cosa infilare in valigia quando si va a partorire (e ci credo, se analizzi i dati di un forum dedicato a certi argomenti cosa ti aspetti? Che si parli della scissione dell’atomo?) Esauriti questi argomenti, allora le mamme parlano anche della maternità. Quell’ “anche”, ve lo assicuro, mi fa fatto venir voglia di lanciare contro il relatore un oggetto, uno qualsiasi, fosse stato anche soltanto un paracapezzoli.
2. Le Mamme MaledetteH: uno scherzoso post aperto da Wonderland su FB, in cui è stato condiviso un articolo dove i commentatori ci definiscono ‘maledette’ perchè fanno l’equazione: mamma blogger = donna che trascura i figli mentre gioca a Farmville.
L’articolo è comparso su Libero Donna, e si intitola: Tecno mamme in Rete:
Anche chi non ha bambini può rendersi conto della portata del fenomeno: le mamme blogger sono sempre di più, sono attive, agguerrite e il marketing ha tentato più volte di fare tesoro del loro potenziale comunicativo con campagne pubblicitarie e iniziative di vario genere. Ma queste donne sanno il fatto loro e nella maggior parte dei casi sono rimaste fedelissime all’intenzione di parlare solamente di loro stesse e dei loro cuccioli.
Una chicca di commento (notare che i nostri commenti non sono stati pubblicati…):
Questo è il risultato della cosiddetta “emancipazione femminile”. Ho volutamente travigolettato perchè queste furbacchione, in nome della libertà ed indipendenza, non hanno più voglia di fare niente e di assumersi i loro doveri di madri e mogli. Per fortuna, ci sono ancora donne in gamba, ma sono la minoranza…
Ma siamo davvero così? Siamo davvero rimbecillite da elevate dosi di prolattina? Parliamo davvero di cacca, pannolini e svomitazzi tutto il giorno? Ma non sarà che questa gente confonde i blog con i forum?
Si possono definire in qualche modo le ‘Mamme della Rete’ o le ‘Donne della Rete’? Cosa cercano? Cosa vogliono?
Secondo voi è possibile tracciare una sorta di Profilo delle Mamme della Rete, a partire anche da questi articoli che vi ho linkato?
(Se ne ho dimenticato qualcuno chiedo scusa in anticipo: segnalatemelo, per cortesia, che lo aggiungo…)
Sapete cosa penso? Che anche questa delle “mamme blogger” sia l’ennesima trovata della nostra società di catalogare, stereotipare e neutralizzare la figura della donna.
Alla stessa stregua delle “veline”, delle “lupe di Arcore”, delle “casalinghe disperate”, il fenomeno delle “mamme che hanno qualcosa da dire a 360°” viene per così dire ridicolizzato e archiviato come le “mamme che hanno qualcosa da dire su cacche, svomitazzi, cellulite e pance cadenti”.
Perché una donna che “ha qualcosa da dire”, è un pericolo pubblico, una mina vagante.
Personalmente, non ho aperto il mio blog per parlare di varicelle e cagotti. Ho aperto il mio blog perché avevo voglia di condividere spaccati della mia vita. E si, avendo messo al mondo 3 figli, incidentalmente parlo anche loro. Ma non solo di loro!
Non voglio fare la femminista dell’ultim’ora ma, prima di essere mamme, siamo donne che sono state figlie. E mi pare che di cose da dire ne abbiamo a bizzeffe, altro che pappe e rigurgiti!!!
A me non dispiace essere definita una mammablogger, se però appunto non cadiamo nello stereotipo della mamma cretina relegata a un ruolo da cretina, come hai detto tu.
Anche perchè la definizione mammablogger è assolutamente neutra (normalmente tutte le definizioni lo sono, siamo noi a riempirle spesso di significati nascosti). Mamma: ok, lo sono, per il semplice fatto di avere un figlio, è un titolo che ti danno per così poco. Blogger: ok, per “colpa” di Serena sono anche questo, a quanto pare, nel senso che scrivo su una specie di blog, quindi credo di essere blogger.
Perciò mammablogger si può dire. Che poi io sia parecchie altre cose è così scontato da essere ot.
Ovviamente non significa che in quanto blogger parli solo di maternità in senso stretto, non significa che parli della mia maternità (in fondo ne parlo poco, o forse ne parlo sempre, anche quando non sembra), nè che in quanto madre io stia lì sempre a pensare di annotare ogni cosa sul blog.
Ecco, mi piace assai questa neutralizzazione.
Normalmente aiuta molto a far pace con i termini e a ricordarsi che non esistono parole tabu
Cara Barbara, io non so se sia possibile definire un profilo delle mamme nella rete, né se sia giusto tracciarlo. Sinceramente, in questo intervento non mi riconosco per nulla: “Le mamme online danno una rappresentazione della vera mamma. La vera mamma è quella che si sacrifica. La mamma è un’esperta, sa tutto del bambino”. Non mi sento la rappresentazione di una vera mamma (ce ne sono di finte?). La vera mamma è quella che si sacrifica: vero, ma se tieni davvero a qualcuno/qualcosa, non ti sacrifichi? Voglio dire, se ami il tuo lavoro, vuoi crescere professionalmente, tutti lodano il sacrificio. Perché è sbagliato sacrificarsi per un figlio? Attenzione: sacrificio non significa annullarsi, significa stabilire delle priorità.
La mamma è una che sa tutto del bambino? Ma quando mai? Se sapessi tutto, non leggerei i blog e non ne scriverei uno. Perché io ho bisogno di confronto. Non voglio chiudermi nel mio mondo, ma dialogare.
Io credo che la mammablogger sia una donna che ha trovato nuove ispirazioni nella maternità, che ha voglia di mettersi in gioco e di condividere.
Bellissimo, questo commento. Mi è piaciuto il aragone del sacrificio per il lavoro: non ci avevo mai pensato, grazie!
Grazie a te 🙂
Che domandone Barbara. Io faccio sempre la bastian contrario così, per stimolare la discussione… Secondo me la questione è un’altra: vogliamo davvero generalizzare e darci un’etichetta? Perché anche all’interno del mommyblogging ci sono mamme di un certo tipo, e poi ci sono le tettalebane, le naturaliste, le supertrendy, le tranquille, le solo-mamme, le geek, le tradizionaliste etc. etc. L’ideale sarebbe davvero comprendere che un’etichettà è solo un ombrello dove radunare per immediatezza una pluralità di voci completamente diverse e variegate, e che fare di tutta l’erba un fascio (aridaje, so tre volte che scrivo quest’espressione su Mommit^^) non serve e non dà l’idea del fenomeno.
Secondo me cmq una definizione dovrebbe includere in concetto di “donne diverse che raccontano la maternità online in modo del tutto personale e unico”. Salvo scimmiottatrici, aehm…
ahaha “mamme di un certo tipo” che vor dì? di che tipo? mamme del terzo tipo? ma che sto scrivendo??? LOL
Wonder, come dicevo qui sopra a commento del commento di Barbara, se svuoti di significati “ulteriori” la definizione, questa resta neutra: mammablogger è una che è madre e che scrive un blog. Quindi ci si può stare. Ovvio poi che nella categoria tutte sono diverse (salvo scimmiottatrici)
La mamma del terzo tipo sono ioooooo! Sono un miscuglio di tutte quelle che hai detto a seconda di quale delle mie personalità multiple prende il sopravvento.
Cosa penso di questa cosa l’ho spiegato sul mio blog ma cerco di riassumere anche qui: etichettare per semplificare e banalizzare ciò che non si capisce o fa paura e’ semplicemente stupido.
Si’ sono una mammablogger…ma non solo. E’ che nel nostro Paese quando diventi madre non puoi essere null’altro per quanto tu ti sbatta. E questo mi manda in bestia!
No, certo, non è obbligatorio darci un’etichetta 😀
A me non dispiace, se penso alla definizione ‘mammablogger’ come alla formazione di una sorta di ‘categoria professionale’. In questo caso, secondo me una definizione servirebbe. Non la vedo limitante, ma non è certo obbligatoria.
io devo dire che il blog sulla “mammitudine” in senso stretto ce l’ho da pochissimo, quindi in quelli più “famosi” (ah ah ah che parolona) mi considero più una “donna blogger” tout court! Una macro categoria che ci comprende tutte ma che ci dovrebbe lasciare le nostre diversità, cioè le food-blogger sono diverse dalle fashion blogger e così via ma poi anche la foodblogger A è diversa dalla foodblogger B, cioè pur rientrando nella categoria “donne” siamo profondamente diverse, siamo individui, ognuno con la propria particolairtà e questo non toglie che ci possa essere una autoregolamentazione di base, anzi secondo me ci vuole proprio.
Barbara, a questo link c’è un’articolo sui world wide workers, la categoria professionale dei lavoratori online (di cui in tante facciamo parte, infatti il 60% è rappresentato da donne, spesso anche madri).
http://www.unita.it/tecnologia/addio-cartellino-lavoro-da-casa-br-un-manuale-sui-wwworkers-1.275220
Grazie Arianna! In effetti volevo contattare l’autore del libro per chiedergli di diventare Media Partner del progetto…
interessante!
Beh, se vogliamo comunicare delle definizioni le dobbiamo usare. Anche a me non dispiace essere definita “mamma blogger”. Questo non significa che io non sia altro al di fuori di quello.
Trovare una definizione comune è difficile perché siamo tutte molto diverse. C’è chi si racconta, chi informa, chi intrattiene… ci sarà anche chi perde tempo ma se esiste un “fenomeno” mommyblogging non è certo determinato da queste (presunte?) perditempo…
azzardo una definizione, con la consapevolezza che de-finire esclude sempre qualcosa: la mammablogger secondo me è in genere una donna di cultura medio alta, che ama la rete e il suo stile comunicativo, che ama la scrittura e che, vuoi per motivi professionali (e qui ci mettiamo mammafelice e le poche che ne hanno fatto un lavoro) vuoi per semplice desiderio di condivisione e scambio, utilizza il suo blog come catalizzatore di comunicazione. Sui blog delle mamme si affrontano sì temi legati alla maternità e alle proprie esperienze famigliari, ma essi sono il veicolo per esprimere il proprio punto di vista sulla vita, sul proprio ruolo di donne, donne-madri-lavoratrici, professioniste, insegnanti, disoccupate, precarie etc,Ovviamente poi ognuna ha il suo focus, più o meno spinto (creatività, manualità, satira, ambiente, food, ecoliving etc)
Sono molto d’accordo nel dire che parliamo di donne con cultura medio-alta: in effetti chi comunica con la scrittura, indipendentemente dal titolo di studio (che io ad esempio non possiedo), ha un approccio diverso alla cultura.
ovviamente anche io mi riferisco non ad una cultura cattedratica o di titoli
Definizione concreta e molto azzeccata, dovremmo partire da qui
Avevo postato un commento, ma il sistema si è bloccato.
Dicevo: ho letto Wonder http://machedavvero.blogspot.com/2011/03/dove-ho-sbagliato.html e mi sono chiesta se mi dava fastidio essere definita mamma.
La risposta è no, ma purché dall’altra parte ci sia la consapevolezza che questa definizione non esaurisce né il mio essere né i miei interessi né le mie capacità. Purtroppo, mi sembra che negli studiosi/divulgatori/giornalisti che si occupano del fenomeno questa consapevolezza non ci sia, o sia volutamente trascurata. È questo a darmi fastidio.
@Lanterna ‘mamma’ non è certo un insulto, ma se leggi il post meglio capirai che si parlava di un ambiente squisitamente professionale, dove chiedere come prima cosa ‘quando fai il secondo figlio’ invece che ‘a quali progetti ti stai dedicando’ purtroppo denota una certa mentalità….
No, appunto, credo che usando parole diverse siamo arrivate alla stessa conclusione: non mi dispiace che mi chiedano dei figli, ma dipende dal contesto.
D’accordissimo. Ma d’altra parte, perché sentirsi svilite se ti chiedono di un figlio in ambito professionale? Wonder è bravissima, scrive in modo davvero originale: ma, diciamolo, è anche grazie a sua figlia che si è fatta conoscere. La stimo molto, la stimo perché ce l’ha fatta. E il fatto che qualcuno le chieda di sua figlia o di un progetto di maternità, non mi pare che svilisca il suo talento o sia indice di un suo errore.
Io non voglio entrare nel merito della discussione di Wonder: è una discussione che riguarda lei e la sua esperienza è diversissima dalla mia. Tanto più che io non ho mai visto il mio blog come una professione, bensì come un modo di comunicare.
Dico solo che mi offende che la definizione “mammablogger” implichi “mamme fissate con la maternità, che parlano solo di cacche e pannolini”. Prima di tutto perché non è vero. Secondariamente perché riciccia il solito stereotipo di cui francamente mi son stufata.
Ecco, è molto interessante, perchè in effetti, ora che mi ci fai pensare, a me piace ‘mammablogger’ perchè lo identifico più con la parola ‘blog’ che con quella di ‘mamma’. Interessante notare la differenza.
Sarà proprio il modo di intendere il blog come hobby e come professione?
Sai cosa non capisco? Perché ogni cosa deve per forza avere un’etichetta? Secondo me, voi blogger esperte date un grande contributo, siete un esempio, anche un conforto, a volte. Se penso ai vostri post, non ricordo una sola discussione di cacche… Ma ho ben presente, invece, contenuti profondi, condivisioni sincere. Insomma, donne con tanto da dire, non donne annullate in un ruolo.
Allora forse dovremmo cambiare la domanda in: ci sono, le donne della rete? sono un gruppo, o sono l’insieme di tante individualità?
ecco, ribadisco il mio pensiero sulla definizione, forse “donne blogger” ci comprende tutte non limitandoci, io più che una mamma mi sento una donna, perché una donna è una mamma ma anche molto altro, poi vabbè se parliamo con dei buzzuri subnormali (definizione senza “genere” ‘perché ce ne sono sia maschi che femmine) allora qualsiasi definizione non va bene e neppure se non ci definissimo andrebbe bene…
Ti ho lasciato un commento su fb, devo riportarlo anche qui?
Grazie, mi farebbe piacere!
Riporto tel chel quello che ho scritto
Penso sia difficile dare una definizione precisa delle mamme nella rete, certo non riesco a condividere quello che viene scritto nei vari articoli da persone che certo mamme non sono.
Penso che una mamma veda in maniera differente il mondo, …acquista un “settimo” senso vede la vita in prospettiva dei propri figli ma certo non si limita a parlare solo di pappe pannolini svezzamenti e via, rimaniamo pur sempre donne pensanti!
Scrivo di getto, la prima cosa che mi viene in mente. Io credo che la categoria “Mamme in rete” sia complicata da definire perché la categoria “mamme” è difficile da definire senza essere riduttivi o offensivi. Essere mamma è un’esperienza, per quanto significativa, e non una categoria esistenziale. E’ vero che l’esperienza porta, per un periodo breve o lungo della vita, ad esempio ad acquistare con continuità dei prodotti specifici. Ma quando si arriva alle narrazioni complesse, come quelle di un blog, dove si va ben al di là dal commentare l’efficacia del pannolino, ecco che la definizione vacilla. Comprare pannolini e creme non rende una tribù. Il blog è un’espressione individuale, necessariamente. Io direi che le mamme blogger apprezzano le potenzialità che la rete offre di praticare una forma di socialità selettiva (la possibilità, cioè, di frequentare a distanza chi sento più affine), che è anche (anche) un supporto e un aiuto per vivere meglio l’esperienza della maternità.
Bella la tua definizione finale, mi piace molto!
Io l’unica cosa che non capisco delle mamme blogger è la loro asocialità… se gli scrivi per chiedere una cosa, fare i complimenti etc. non ti rispondono praticamente mai… ho l’impressione che se sei una mamma blogger sei nel giro, se sei addirittura un maschio non mammo sei fuori… capisco il concetto di community ma credo che il web sia uno spazio aperto dove poter conoscere altri mondi e crescere assieme…
Carlo, ma siamo sicuri? Io, personalmente, rispondo a tutti i commenti che ricevo. Se c’è una cosa che non ho mai sentito tra le mammeblogger, è l’asocialità.
Certo però che un uomo senza figli che chiede consigli in un forum di mamme, è una cosa che mi insospettirebbe, devo essere onesta… perchè ne sente la necessità?
non chiedo consigli, commento gli articoli, discuto sugli argomenti…
e poi scusa… allora le donne senza figli aspiranti mamme che commentano nei forum di mamme, non ti insospettiscono? Un uomo non può essere diverso dai soliti stereotipi?
Carlo, comunque in italiano esiste il termine “papà” per definire il genitore maschio, non “mammo”. Non so a quali blog ti puoi riferire, ma se penso alla quantità di commenti di padri a cui rispondo mi sembra davvero strano quello che scrivi. Certo, anche io non ce la faccio a rispondere sempre a tutti e con puntualità.
Confermo: mi pare davvero molto ‘strano’.
meglio strani che tutti uguali 😉 Io la vedo così! E preferisco!
Carlo, neppure a me risulta che le mamme non rispondono ai commenti, io personalmente rispondo sempre se c’è una domanda, se il commento è solo un’opinione personale posso rispondere come no, dipende se ho qualcosa da dire o da aggiungere, in caso contrario la non riposta non vuol dire che non ascolto…
Secondo me la questione è semplice. Se parli di “food blogging” pensi al cibo, ai cuochi, agli appassionati di cucina. Se parli di “photo blogging” pensi alle fotografie, alla fotografia come lavoro e come passione. Se parli di “fashion blog” idem: pensi alla moda, all’abbigliamento, agli accessori.
Non è così immediato pensare che chi sta dietro a questi blog faccia anche altro nella vita. Così le mamme blogger sono mamme. Cosa fa la mamma? Passa le sue giornate a cercare il senso della vita? No. Cambia pannolini, cura bronchiti, cerca costumi di carnevale e nella migliore delle ipotesi anche una palestra per rimettersi in forma.
Se parli di “mommy blogging” è normale, per chi non ne sa nulla, pensare a queste cose. Forse se la definizione fosse differente, non si cadrebbe nell’errore. Ma trovate voi, se ci riuscite, un termine adatto a definire una donna che è madre (più o meno realizzata in questo ruolo), moglie (più o meno soddisfatta del partner), lavoratrice (più o meno in carriera) ma, soprattutto, “donna pensante”.
Molto, molto interessante. Allora si dovrebbe passare da mommy a woman… WBlog? 😉
ci ho pensato, ma si cadrebbe comunque in errore. Assumerebbe i toni di un luogo virtuale fatto da donne e solo per le donne, quando la cosa che mi piaceva molto quando bloggavo in veste di mamma era il confronto anche con i papà.
carlo, forse sei stato sfortunato: io ho sempre risposto e coccolato ogni singolo papà che si è presentato alla mia porta! 😉
Sì, ma lui non è un papà!
Ho coccolato anche i non-papà! (forse anche più dei papà! 😉 )
ecco, non avevo visto che c’eravate già arrivate, si, secondo me Wblog è perfetto, che non vuol dire ovviamente blog solo PER le donne, ma blog scritto da una donna! C’è una bella differenza, no?
oppure si dovrebbe semplicemente considerare che la mamma blogger in quel momento sta scrivendo di matenrità, così come la foodblogger scrive di cucina, ma mica cucinerà tutta la vita!
concordo con questa idea che crea un immagine più ampia della mamma che blogga
A me non dispiace l’etichetta di mamma blogger. Però è vero che ci sono pregiudizi: se tu ad esempio anziché dire “sono una mamma blogger” dicessi “dirigo un sito di informazione”, tutti ti prenderebbero più sul serio.
Anche a me piace molto il termine “blogger” e ancora di più essere “mamma”, ma le due parole insieme alle mie orecchie suonano proprio male. Una svilisce e sminuisce l’altra. Anche io sono contro le etichette… ma se giustamente dobbiamo darci una definizione, troviamone una “vergine”!
Tempo fa, ma non ricordo esattamente dove ho sentito questa definizione:
dirigente di un’impresa familiare….
era una pubblicità, katia, me la ricordo anche io!
Grazie per la precisazione!!
Anche io me la ricordo…
Io so che è una definizione che il vaticanista Aldo Maria Valli dà di sua moglie… Hanno 4 o 6 figli, mi pare, e lei ha scelto di dedicarsi totalmente alla famiglia.
Parliamo di figli, di lavoro, di faccende domestiche, di eco living, di food, di sogni, di aspirazioni e frustrazioni, di progetti, di vacanze, di riciclo e lavoretti creativi. Questa è proprio la VITA a 360°… perché “ridurla” a mommyblogging? Forse perché, come recita la canzone, mamma = MAMMA TUTTO
E allora, forse, dovremo cercare di far passare questo concetto. La sfida potrebbe essere proprio ripulire il “mommying” dagli stereotipi!
sfida difficile ma affascinante 🙂
Ah, una precisazione: penso che ci sia una differenza tra mamme e non mamme. La differenza può essere che chi è madre è più attento alle esigenze di conciliazione lavoro-famiglia, mentre di solito chi non è (ancora) madre non si è ancora posta il problema o se lo pone comunque in prospettiva figli.
Secondo me questo è uno degli aspetti fondamentali del mommyblogging, aspetto che spesso viene consapevolmente trascurato da chi parla di noi (probabilmente sia perché si tratta di un aspetto spinoso sia perché dà la misura del fatto che non siamo solo fattrici invasate).
E’ proprio vero, soprattutto da parte delle donne senza figli: la scarsa attenzione ai problemi di conciliazione, pesa anche di più.
Penso che le donne senza figli non riescono a capire in pieno la nostra vita… certo leggono un sacco, si informano, dicono ah, quando avrò figli io farò le cose di prima, non mi cambieranno la vita ma qui casca l’asino.. i figli ti cambiano la vita! Ti portano a nuove consapevolezze, capisci che tutto quello che sapevi o pensavi di sapere deve essere riformulato, insomma cambiano proprio te come persona!
http://www.panzallaria.com/2010/03/25/di-marketing-mamme-blogger-e-carne-da-macello/
tempo fa leggevo questo articolo ma sono rimasta un po’ sorpresa dal tono delle sue parole.
Non credo ci sia un numero massimo di blog che possono essere presenti in rete anche se alcuni sono più utili o divertenti di altri.
Io non ho iniziato a scrivere perchè volevo arricchirmi (ho il mio lavoro e mi basta!)ma semplicemente perchè avevo voglia di comunicare agli altri e con gli altri.
Forse è questo quello che più mi piace: il senso di appartenenza ad un gruppo che a volte ti capisce più delle amiche (magari senza figli!) o di tuo marito, persone che magari vivono nell’altro capo del mondo con le quali potersi confrontare!
Se penso a Barbara di mammafelice o a Claudia della Casa nella prateria, mi sembra di pensare a delle amiche, perchè seguo sempre il loro blog e le loro storie!
Io fui molto in disaccordo, con quel post di Francesca. Non penso che ci siano mamme che si fanno sfruttare, nè che ci sia qualcuno che, grazie alla sua anzianità, possa salvare gli altri dal marketing… anche perchè a me il marketing piace! Bisognerebbe solo governarlo. Comunque credo che in quel post ci fosse più che altro l’intento di sollevare un interrogativo, in modo un po’ provocatorio, proprio per sottolineare che, a partire da allora, si sentiva forte l’esigenza di darsi una regola comune.
Inizio a postare concetti in ordine sparso.
Quando si parla di Mamme nella Rete, sinceramente, mi vengono in mente anche tutta una categoria di mamme che interagiscono su forum dedicati e che a volte mi fanno drizzare i capelli.
Quelle sono le mamme che tendenzialmente parlano solo di cacche-pipì-vomitini.
Non tutte: anche in questo caso non voglio ridurre e sminuire il tutto, perché anche nei forum a volte si trovano delle eccezione, ma diciamo che la tendenza è quella.
Se parliamo di mamme blogger il discorso è diverso.
A me non dispiace il termine “mamma blogger”. Sono una mamma e ho aperto il mio blog durante la mia gravidanza vissuta non proprio serenamente.
Quindi sono una mamma blogger, ma non sono solo una mamma blogger: nel blog parlo anche di altro, di lavoro, di sogni, di pensieri e riflessioni.
La maternità ha però avuto un profondo impatto sul mio essere donna e questo è innegabile.
Per citarti un commento lasciato a Silvietta qualche tempo fa, io nella rete ho trovato “Cosa ho trovato io nelle mamme 2.0?
Delle donne, mai banali, che sanno andare in profondità delle cose e nelle stesso tempo sanno prendersi poco sul serio.
Delle donne, dalle mille risorse, che affrontano la vita di tutti i giorni.
Delle donne curiose, aperte al dialogo e al confronto, pronte a darti un abbraccio virtuale ma anche, se necessario, a spronarti.
Delle donne a cui mi sento molto legata, nonostante il legame sia solo virtuale.
Tutto questo passa anche per pannolini, pappe e cacche, ma va oltre, decisamente oltre.
E aggiungo: ho trovato delle donne e delle mamme che si raccontano e raccontano, in modi diversi, le mille sfumature della maternità, che vanno dal giallo caldo e intenso al nero scuro e profondo.
Sono andata un po’ fuori tema, Ba?
Ma ci ritorno, eh?!?
Intanto continuo a pensarci!
Però nota che ho usato il termine “donne” e non mamme…
Io per esempio ho un forum, e le stanze dedicate alla maternità vera e propria in effetti sono tante: abbiamo parlato di stitichezza, di emorrodi, di parto, di capricci, di ragadi, di allattamento… Per me un Forum, sì, è un luogo dove cercare risposte veloci a interrogativi pratici. Sul Forum vedo un livello più colloquiale, dove si scrivono anche cose intime, e soprattutto ci si sfoga come tra amiche. Lo vedo come un cortile virtuale.
Il blog però no, non mi sembra così. Ci possono essere post sulla nanna e sui capricci, ma non mi pare si scenda mai nell’intimo femminile. Secondo me ci sta, questa divisione tra privato e pubblico: in fondo un forum è quasi sempre privato, e un blog quasi sempre pubblico… o no?
Esatto.
Io ho frequentato un forum i primi mesi di gravidanza ma l’esperienza non è stata positivissima perchè spesso di respirava più un clima da pollaio, per questo ne ho parlato in quei termini ma, appunto, non voglio generalizzare perchè ho avuto solo quell’esperienza.
Non sono così d’accordo quando dici che nel blog non si scenda mai nell’intimo femminile: forse lo si fa in modo un po’ più mediato e razionale, ma ci sono post che vanno in profondità dell’intimo femminile e materno…
nNel mio caso Barbara il confine tra blog e forum è spesso indistinguibile… e non so se non so se è un bene o un male…
Hai ragione: chi è specializzato in gravidanza ha confini diversi, ma secondo me è una cosa positiva. Tu fai informazione!
Forse ci etichettano come mamme che parlano di cacche e pannolini perchè siamo quasi tutte mamme giovani e con figli piccoli..
Io personalmente non tratto di questi temi ( ma non lo faccio neanche con le amiche quando ci vediamo!) ma non perchè non servano, ma perchè penso che ci siano degli specialisti che debbano parlare di questi temi!!
E poi..diciamocelo..dopo aver passato la giornata con la m…a fino al collo (in senso metaforico e anche figurato!) mi piace parlare di altro..di libri, di ricette, di viaggi…
magari tra qualche hanno, quando avremo tutti i figli grandi..parleremo tutte di crisi adolescenziali!!!
E’ proprio a quest’ultima cosa che hai detto che pensavo prima…
Arriverà un momento in cui “noi” ci affrancheremo dall’età prescolare e ci dedicheremo ai temi della preadolescenza (e mi verrà da ridere!) e, contemporaneamente, ci sarà sempre qualche altra mamma che parlerà della “prima maternità”, di allattamento, vasino e lavoretti creativi!
Mi piace pensare ad un universo in evoluzione e in continuo movimento.
Non c’è ancora nessuno che nel proprio blog parli di crisi adolescenziali, di fidanzati e di lavoretti creativi over 15!
mi sa che c’è lei!!
http://adolesco.wordpress.com/
Grazie!!!
quel post che citi su libero è davvero poco veritiero, i commenti mi paiono quasi dei trolls.
io son strana, ma non mi sento una mammablogger. non so, il rapporto con le bimbe lo sento così intimo che non ho voglia di raccontarlo, almeno, non nei particolari della cacca e del vomito 😉
e poi mamma mi sembra una definizione talmente generale, talmente onnicomprensiva. io mi sento mamma solo delle mie figlie.
però mi sento una blogger, questo sì.
essendo blogger da pochissimo tempo mi accorgo che in effetti i blogger sono diversi dalle persone che frequento nella “vita”. sono forse un filo più omogenei appunto per approccio e cultura. tutti nella vita esprimiamo pareri, raccontiamo di noi, però è diverso farlo per iscritto e per tutti piuttosto che farlo al bar.
forse, ma questa è solo una mia sensazione, più che di “mommyblogging” si potrebbe parlare della “rete delle mamme”. un conto è essere un blogger. un altro conto è essere una mamma in rete, che ha a disposizione una community, un forum o un “pubblico” con cui confrontarsi sulla maternità. perchè nella vita è difficile che telefono a un’amica per dirle che le mie figlie sono carine, mentre su un forum posso anche aprire un apposito topic, per condividere un pensiero sulla maternità con tante mamme, senza che ciò comporti un grosso impegno reciproco. perchè, diciamocelo, se nella vita reale le mamme sono in parte isolate è proprio perchè avendo figli piccoli spesso manca il tempo materiale per coltivare un’amicizia fatta di presenza fisica frequente e non solo di telefonate e rari incontri.
polly, anche io avevo notato che molti di quei commenti mi sembrano opera della stessa mano… ci sbaglieremo… mah!
Seguo i blog e la rete da molto tempo, ho lasciato il mio in stand by in attesa di trovare qualcosa da dire. Seguendo la discussione mi viene spontaneo un commento (polemico, ma vorrei che lo si considerasse costruttivo): essere catalogate come blog-mamme ha dato visibilità e ha creato delle opportunità (anche economiche) e ora volete prendere le distanze? Credo sia chiaro che fino a qualche mese fa (un paio di anni?) nessuno avrebbe mai pensato di guadagnare parlando di cacche-vomitini-compleanni dei nostri figli. Ora invece stiamo ragionando in modo (semi) professionale.
Da qui bisogna partire. Non si può generalizzare (ogni blog mom è diversa, su questo non ci piove) ma di sicuro il fatto di avere figli e di parlare di loro in modo nuovo è la peculiarità che vi distingue. Poi si può anche dire che nella vita facciamo altro, ma la conoscenza in rete (e l’attenzione di alcuni brand) è data dal fatto che si è occupata una nicchia. Secondo me non è tanto la definizione che conta, ma la razionalizzazione del lavoro.
Io sono molto d’accordo: come dicevo da qualche altra parte, a me l’etichetta mammablogger non disturba. Credo definisca la mia professione, più che il mio carattere, e in un certo senso mi si rende necessaria.
anche a me sinceramente non m dispiace la definizione di mamma blogger, dipende dall’uso che si fa. Come per tutte le cose trovare un’unica definizione è difficile perchè ognuna di noi è speciale e porta la propria esperienza sul campo.
Nel mio piccolissimo io parlo di cucina che è una mia grande passione e grazie a questo riesco a parlare della mia vita (e quiondi a volte anche di mio figlio) Mi sento mammablogger nel senso che grazie a mio figlio ho trovato l’ispirazione per far questo, ho avuto da lui una spinta vitale nel fare quello che da tempo tempo sognavo e che non ho mai avuto il coraggio di fare perchè mi vergognavo, pensavo di non essere in gradi di farlo.
Nei blog che seguo non ho mai trovato post che parlano solo ed esclusivamente di cacca, vomito, pappe ed emorroidi…..a meno che non fossi io a cercare consiglia miei dubbi specifici. Penso che come mamme blogger facciamop parte di un mondo variegato pieno di creatività, spunti, informazione che non perforza devono essere seguiti SOLO DALLE MAMME
a me l’etichetta non piace nella misura in cui definisce una categoria “granitica” e scevra da particolarismi personali. Come in tutte le cose, temo sempre la semplificazione (non mi piace nemmeno l’etichetta di “femminista” anche se so di essere una femminista, per dire), temo sempre che si pensi che perché sei mamma blogger tu debba essere anche x, y, z…
ed è un timore verso l’esterno, ma anche verso l’interno (non condivido tutte le mamme blogger e non penso che perché c’abbiamo figli e blog dobbiamo anche – per forza – fare squadra o andare d’accordo).
Detto questo credo che sia fondamentale riflettere e elaborare un modello collaborativo e trasparente con cui quelle che decidono di diventare professional blogger (su questi o altri temi) possano presentarsi alle aziende con un “listino” (scusate la brutta parola) di riferimento e con la consapevolezza che se scrivi per un’azienda è un lavoro.
baci a tutte e buona festa delle donne
che sia giornata di riflessione sul nostro ruolo nel mondo del lavoro, della società e su come veniamo rappresentate
panz
[con la consapevolezza che se scrivi per un’azienda è un lavoro]
Prendo spunto da quest’ultima frase, perchè domani vorrei proprio parlare di questo. Hobby e lavoro, penetrazione del marketing… fino a che punto?
Non mi sento una mamma blogger, anzi, il mio spazio leggero leggero sul web nasce con l’intento di raccontare vari aspetti di me, non necessariamente legati all’essere mamma.
poi però quello che cerco di lasciare fuori dalla porta rientra con prepotenza dalla finestra e, per quanto ci provi, proprio non ce la faccio a non raccontare anche di mia figlia. Fa prepotentemente parte di me, come tutto il resto. Però non voglio che sia un recinto e sono contenta che tra chi mi legge ci sia anche chi non ha figli e anche qualche ometto.
Come utente, distinguo nettamente due filoni: i blog più informativi (e allora lì mi sta bene la definizione di mamme blogger) e i blog di racconto. Ecco, in questi ultimi cerco di vedere oltre la mamma e, possibilmente, oltre il genere.
@Lanterna: ci sono tantissimi siti, community fatti da donne e persone che non hanno figli che sanno che la conciliazione è fondamentale per l’evoluzione sociale di questo Paese, viceversa da quando mi occupo del progetto/associazione donne pensanti ho conosciuto moltissime mamme molto più maschiliste e stereotipate di alcuni uomini. Secondo me il segreto è di “non escludere” o prevedere che gli altri possano pensare in un certo modo perché appartengono a una certa categoria, ma essere noi le prime a guardare fuori dagli stereotipi e cercare di comunicare trasversalmente, prima di tutto come persone.
Essere mamme non dovrebbe essere una categoria, ma far parte della vita, o meno, no?
Sono d’accordo che le donne siano le prime nemiche di se stesse, vedi il famoso conflitto nuora-suocera (che poi, sotto mentite spoglie, è un confronto generazionale).
Mi sembra anche evidente che solo poche persone lungimiranti riescono a vedere tutte le sfaccettature della conciliazione prima di aver avuto una famiglia. Quindi, in media, mi pare che questo tema di riflessione sia presente più nei blog di chi ha una famiglia o pensa di farsela.
Per questa osservazione diciamo “statistica”, sarei più favorevole a parlare di “mamme” anziché di “donne”. Anzi, a dire il vero sarei più favorevole a parlare di “genitori” o “famiglie”, perché i problemi della conciliazione vengono vissuti anche dagli uomini.
Però l’assunto di base era chiedersi se avesse senso parlare di mamme o di donne, e io ho sostenuto la prima tesi.
Anche io non sono d’accordo sull’appiccicare un’etichetta a tutti costi, non si può generalizzare, dietro ad ogni blog c’è una vita intera con tutti i suoi aspetti, indipendentemente dal fatto che si parli di figli, di cibo o di creatività, non tutti gli aspetti vengono esposti su un blog,ognuna esprime ciò che vuole ma come persona nel suo insieme, la definizione di mamme-blogger va un pò stretta a tutte noi secondo me….
E’ difficile riunire sotto la dicitura “mamma blogger” tutte le donne mamme che gestiscono un blog. Prima di tutto perchè ognuna ha un’esperienza dell'”essere figlia” diversa dalle altre e poi l’approccio al racconto è sempre diverso e, per finire i nostri bambini non sono stati fatti con lo stampino. Un aspetto che secondo me è comune a tutte è la voglia e la necessità di condivisione dei nostri progressi e dei nostri fallimenti (prima ancora che dei progressi e delle esigenze fisiologiche dei nostri figli)
Unisco la definizione di Elisa a quella di Chiara: “la mammablogger è in genere una donna di cultura medio alta, che ama la rete e il suo stile comunicativo, che ama la scrittura e che, vuoi per motivi professionali (e qui ci mettiamo mammafelice e le poche che ne hanno fatto un lavoro) vuoi per semplice desiderio di condivisione e scambio, utilizza il suo blog come catalizzatore di comunicazione. Apprezzano le potenzialità che la rete offre di praticare una forma di socialità selettiva (la possibilità, cioè, di frequentare a distanza chi sento più affine), che è anche (anche) un supporto e un aiuto per vivere meglio l’esperienza della maternità.”
Mica male, no?
mi piace, condivido!
condivido a pieno questa definizione…non penso che delle stupide possano parlare degli argomenti più svariati, io ho parlato pochissimo di pannolini (mi sa che non l’ho proprio fatto..) tanto di educazione e salute…se ogni tanto racconto le mie paranoie è un modo per farmi conoscere, e credo sia giusto…d’altronde in rete ho fatto amicizia che qui sulla vetta delle montagne siciliane non avrei potuto fare…da qua la gente capace scappa perchè non trova lavoro…e non trova servizi, e ho parlato anche di quello…insomma il web è comunicazione, e se non avessimo intelligenza comunicare sarebbe impossibile…
ciao a tutti, bella gente! io credo che non dobbiamo sconfinare nelle definizioni letterarie di cosa parliamo, cosa sentiamo… l’ho fatto una volta con un po’ di mamme blogger per cercare di mandare un documento alla stampa a proposito di articoli irritanti e non ne siamo uscite più. tutte a rifiutare le etichette e le definizioni, lol! ma allora lo scopo era diverso.
ora piuttosto andrei molto sul pratico, così evitiamo lunghe disquisizioni filosofiche, che ne dici Barbara? il fatto che partiamo dalle mamme blogger è dovuto solo al fatto che i brand del largo consumo ci corteggiano.
intanto direi che una blogger, così come un blogger, è una figura assolutamente creativa e libera in casa sua, indipendentemente dagli argomenti di cui parla (maternità tecnologia o qualsiasi cosa), e NON è un professionista.
diventa importante definire delle mansioni di tipo professionale, solo quando il blogger svolge determinati tipi di attività per conto di un’azienda e in base ad un accordo, e sono queste mansionio su cui ci dobbiamo concentrare.
suggerirei allora due passi: 1. condividere bene l’obiettivo. cosa vogliamo ottenere come prodotto di questo lavoro insieme? un codice di deontologia professionale? ok confrontiamoci su questo.
2. stabiliamo queste “mansioni”, tracciamo un confine deontologico tra quando un contributo può considerarsi libero e creativo e quando invece diventa un lavoro. esiste una definizione delle categorie professionali del web, un bel lavoro che è stato fatto qui: magari ci ritroviamo in qualcuna di queste competenze e di questi compiti e le possiamo utilizzare.
http://www.skillprofiles.eu/
guardate anche questo, che fa una bella panoramica sul tipo di azioni e di approcci delle aziende ai blogger.
http://www.lafra.it/2011/02/23/l%E2%80%99evoluzione-delle-pr-online-da-public-relation-a-people-relation/
insomma meglio partire da analisi già fatte che reinventare la ruota…giusto? baci F
A mio avviso, semplicemente, siamo donne che si sono sentite “potenziate” o, se preferite una definizione più neutra, “messe in gioco” dal diventare “mamme”… Come mamme abbiamo scoperto o riscoperto creatività, cucina, pedagogia… o maturato comunque uno sguardo diverso sulla realtà che ci circonda… come mamme raccontiamo e condividiamo la nostra quotidianità, con il desiderio di confrontarci tramite un canale versatile come quello della rete, un canale spesso, ahimè, più della realtà compatibile con ritmi diversi e ancora più variabili quando si ha a che fare con le esigenze dei bimbi…
Quanti commenti… me li sono letta quasi tutti ma non so dare una definizione… Ce ne sono alcune che mi piacciono, ma come hanno scritto in tante, dare delle etichette può essere una cosa che non tutte accettano. Io penso che una cosa che abbiamo in comune è la voglia di comunicare e condividere. Perchè quasi tutte le mamme o donne che scrivono hanno voglia di fare due chiacchere, scambiare consigli, leggere un commento di conforto o farsi due risate con un post divertente. Attendo gli sviluppi 🙂
Buonasera a tutte. Ho letto solo ora e velocemente perché, tanto per cambiare, sono di corsa. Come voi, penso. Mi piace la definizione “mamma blogger” anche perché in questo contesto non mi sembra abbia senso parlare di ciò che siamo al di fuori di esso. Che poi noi mamme, in qualità di esseri pensanti, siamo in grado di articolare frasi e approfondire concetti che vadano ben oltre la cacca, la pappa, i pannolini, i passeggini, eccetera come ci hanno definite alcune donne senza figli o alcuni giornalisti uomini, URLIAMOLO a tutti e, soprattutto, dimostriamolo. Certo è che se noi, per prime, ci sentiamo sminuite da questa definizione e preferiamo un più semplice e generale “donne blogger”, diventa tutto più difficile. Concordo con Flavia e la sua idea di focalizzarci sui punti che ci ha suggerito. Buona serata e grazie.
Concordo perfettamente con te!
Partendo dal fatto che sono principalmente una donna, con tutto ciò che implica, non posso non tenere conto di essere una mamma e questo cambia assolutamente il mio modo di pensare, implica rinuncie e priorità che a mio avviso sono diverse rispetto ad una donna che non ha figli!
A me il l’etichetta di mamma blogger mi sta benissimo perchè in questo termine, almeno dal mio punto di vista, è racchiuso un mondo!Il mio…
Non sono una mammablogger, sono una maestra-blogger (ancora non ci hanno molto scoperto quelli del marketing pubblicitario per fortuna!!) che è entrata in contatto con tante mammeblogger, mammenonblogger, nonnebloggercreative, papà-in-difficoltà blogger, persone mi-faccio-due-risate col tuo blog, persone…ecco… persone, che come me, non importa se siano o no mamme, se abbiano un blog sul quale parlare di latte e pannolini o siano solo un “utente anonimo” che permette loro di scrivere e commentare e partecipare e riflettere… Queste sono le persone che hanno voglia di ascolatare, di confrontarsi, di riflettere… Il mio blog è principalmente frequentato da mamme che hanno voglia di conoscere la prospettiva di chi con i loro figli ci sta per molte ore al giorno, che ha bisogno di sentirsi rassicurata, che magari in privato ti manda una mail per sapere se puoi indicare loro la strada secondo te più corretta nell’educare i propri figli. Mamme che rivedono i loro figli attraverso i racconti dei miei bimbi a scuola e che trovano conforto e rassicurazione. In un mondo che sicurezze non dà, cerchiamo di trovarla nel parlarci, nel mettere a confronto le nostre idee, nel trovare nuovi spunti per migliorarci. Che siate mammeblogger o come vogliono chiamarvi, non importa,…siete persone meravigliose che crescono tramite la collaborazione… e che fanno crescere persone come me! Mi date tanto mamme con i vostri racconti, mi date la possibilità di imparare ogni giorno una nuova sfumatura…grazie a tutte voi!
Io sono una di quelle a cui le etichette non piacciono. Probabilmente perchè scrivo sul mio blog da tanto, non ero una mamma, non mi piaceva essere etichettata foodblogger … semplicemente mi piace scrivere, mi piace condividere e mi piace essere libera di scrivere se mi piace qualcosa oppure no. Sono una mamma, sono una donna lavoratrice ed il mio blog è sicuramente un hobby 🙂
sono rimasta a bocca aperta ma come si permettono???
e certo nessuno considera il fatto che ci si fa il mazzo dalla mattina alla sera e che anche noi che siamo persone abbiamo bisogno di evadere un po >_<