Blog e pubblicità

Appurato che siamo blogger, indipendentemente dall’etichetta ‘mammeblogger’, qual è il confine tra hobby e professione?

E’ innegabile che anche in Italia, come negli USA, per alcune di noi (me compresa) il blog sia diventato un lavoro. Cito una frase da un vecchio post di Smamma:

E se una mamma cerca di trasformare il suo blog in un business lo fa per un solo motivo: crearsi un’alternativa e, finalmente, riuscire a conciliare un lavoro non sempre entusiasmante e spesso sottopagato (quantomeno rispetto agli uomini) con una famiglia a cui desidererebbe dedicare più tempo.

E’ accettabile che il blog possa essere considerato come un nuovo modo di reinventare la professione femminile? E’ lecito?

Ho talvolta colto questa obiezione: il blog deve essere gratis sia per chi lo legge, sia per chi lo scrive. Una sorta di volontariato telematico?
Afermazione che può essere valida se il blog è un hobby (ma è da appurare: perchè una mamma che ha un blog di tipo hobbistico, non dovrebbe accettare un omaggio o una retribuzione?), ma che non è praticabile quando è una professione, perchè questa comporta degli investimenti non indifferenti, esattamente come per qualsiasi altra attività.

Faccio un’annotazione tecnica: un blog con un milione di visite al mese costa parecchie migliaia di euro l’anno. A partire da circa 100mila visite al mese, un blog ha dei costi inevitabili in termini di denaro (a meno che non si usufruisca di piattaforme gratuite come Blogspot, ma sapendo che quel blog non è ‘nostro’ a tutti gli effetti, e da un giorno all’altro può essere per qualsiasi motivo sospeso) e ha dei costi inevitabili in termini di tempo, perchè richiede molte ore di lavoro (part-time o full-time) da parte di chi lo gestisce.

Siamo disponibili a considerare valida e utile la Pubblicità (sia per chi scrive, sia per chi legge), se riusciamo a regolamentarla ponendo come base di partenza alcuni valori condivisi, come etica, trasparenza ed onestà?

Parlo di pubblicità a vario titolo: banner pubblicitari, post sponsorizzati, recensioni scritte in cambio di prodotti, annunci Adsense, programmi di affiliazione, ecc…
(Poi parleremo anche di queste differenziazioni, per ora limitiamoci a metterle in un unico calderone, anche se so che ci sono troppe differenze tra queste pubblicità che ho citato… )

Mi sembra si sia delineata una faglia tra due pensieri opposti, decisamente in contrasto tra loro: coloro che ‘la pubblicità mai‘, e coloro che ‘la pubblicità sì (ma come voglio io)‘.
Tanto che ho iniziato a scorgere, su alcuni blog italiani, i banner ADV-Free, condivisi dal blog: http://www.adfreeblog.org/

Why are you doing this? I am opposed to widespread advertising impacting every aspect of our existence.

Su alcuni thread in vari blog (perdonatemi, non li cito perchè non desidero parlare di un’azienda in particolare, e preferirei che non parlassimo di marchi, ma che parlassimo in generale di pubblicità) il sentimento condiviso da alcune persone (a dire il vero, poche) sta diventando: La pubblicità non mi piace. Non ho più voglia di leggere i blog delle mamme perchè sono stati invasi dalla pubblicità, e quindi ai miei occhi hanno perso quell’autenticità di cui ho bisogno, perchè adesso mi chiederò sempre: lo sta scrivendo perchè è pagata per farlo?

Se la blogger effettua alcune scelte ‘etiche‘, come ad esempio collocare la pubblicità solo in alcune aree del blog, inserirla solo in una determinata categoria, scegliere solo aziende di un certo tipo, usare dei discaimer, ecc… esiste uno spazio di manovra per legittimare la pubblicità anche agli occhi di chi non la ama?

Insomma, la mia domanda è: davvero le blogger sono vittime del Marketing? Cosa c’è di male, nel Marketing? Non basterebbe solo regolamentarlo?

149 commenti su “Blog e pubblicità”

  1. Questo post mi tocca molto e mi sento perfettamente descritta. Sai che il nostro blog è ad-free e ci teniamo che tale rimanga. Ma ciò non significa che io (parlo per me, l’altra metà della mela se vuole interviene) sia contro il marketing: non lo voglio nel mio, ma non è che non legga blog in cui ci sono sponsor: semplicemente mi aspetto che sia trasparente da parte dell’autore la scelta che si fa. Non amo le “marchette” travestite da post, preferisco la scelta intellettualmente onesta di chi mette il led luminescente sulla scritta “sponsor”..

    Regolamenterei anche la presa in giro di alcuni brand che ci scrivono: “Leggiamo il Vostro blog e ci piace molto, bla bla, pubblicizzate il Nostro pordotto?” ben sapendo che quel prodotto non è da noi gradito.. Ma questa è un’altra storia 🙂

  2. Magari il mio è un intervento a sproposito, dato che ho un blog sulla maternità solo da… uhm…5 giorni… Sono ancora alle prese con problemi tecnici e magagne varie, quindi sono proprio agli inizi. Comunque. In tutta onestà, io vorrei far crescere il mio blog e trasformarlo in un lavoro. Mi sto impegnando per questo, e spero che, con costanza e determinazione, i risultati prima o poi arrivino. E se qualche sponsor dovesse farsi avanti, perché no? Ovvio, deve essere in linea con il mio pensiero, con quello che dico. Se, per esempio, uno dei miei obiettivi è promuovere l’allattamento al seno, troverei ridicolo sponsorizzare quel latte artificiale che “fa crescere tanto bene il bambino, molto meglio del latte di mamma”. Insomma, la coerenza è sempre necessaria. Ma io non vedo nulla di male. Perché se una donna ha saputo fare crescere il proprio blog, al punto di renderlo appetibile a sponsor, vuol dire che ha compiuto comunque un buon lavoro. Poi sta a lei scremare le proposte, accettare o meno. Ci sono blog professionali che mettono pubblicità che non c’entrano niente col contenuto. Ecco, quello mi dà fastidio, perché mi sembra un inutile tentativo di arraffare quanti più soldi possibili dalla pubblicitià, senza un minimo criterio. Ma in altri casi, a me non dà affatto fastidio. Anzi, sono felice per chi ha avuto questa opportunità.
    Devo anche dire un’altra cosa, perché su un sito qualche tempo fa si era sollevato un polverone sulle mamme blogger che si prestavano a pubblicità occulte: non ci credo.Sono donne troppo intelligenti per lasciarsi abbindolare. E poi ci vuole anche un po’ di serenità: se tu, per esempio, mi citi un prodotto Ikea, non penso che ne parli perché dalla Svezia ti stanno riempiendo di soldi e a te quel prodotto fa schifo… Sono certa che me ne parli perché quel prodotto ti piace. Se poi Ikea ti sponsorizza, be’, sono molto, molto contenta per te! 🙂

    • Secondo me infati, proprio per evitare il dubbio, in chi legge, che dietro un consiglio ci sia una sponsorizzazione occulta, ogni post promozionale (di qualsiasi tipo) dovrebbe essere segnalato da un disclaimer. Per esempio quando io linko Ikea nei miei post, lo faccio perchè Ikea mi piace e la uso, ma non linkerei mai uno sponsor che mi ha pagata o mi ha regalato qualcosa, senza prima avvisare chi legge. Considero il testo dei post come ‘sacro’, e secondo me non dovrebbe essere toccato dalla pubblicità…
      Ma ne discuteremo, perchè non è detto che tutti la pensino come me.

      • Concordo! Quella dei link occulti è una pratica che so che si va diffondendo, ma non mi trova affatto d’accordo. Sì ai post chiaramente segnalati, se sono sponsorizzati.

      • Io la penso esattamente così, Barbara, e hai trovato esattamente le parole che non riuscivo ad esprimere.
        Concordo con un avviso rispetto al markentig, e mi piacerebbe che i consigli che do, che la sacralità del mio testo, fosse rispettata.
        In generale non mi danno fastidio i banner o le pubblicità, ma faccio fatica a leggere post che sono proprio “note stonate” nel contesto di un blog, che si capisce mille miglia che sono scritti solo per un compenso.

  3. non e’ facile dire cosa penso in poche righe. il problema e’ che il fenomeno e’ cresciuto in maniera disordinata e senza alcuna regola, per cui a blog nati spontaneamente si sono accostati subito blog creati ad arte da aziende che si sono spacciati per blog spontanei, oppure blogger che hanno subito sposato qualsiasi proposta di marketing, trasformando il loro blog in un bell’albero di natale pieno di bannerini e post pubblicitari, o ancora professionisti che avevano da spingere un prodotto e hanno pensato bene di aprire un blog mammesco per spingere il prodotto. ognuno e’ libero di fare cio’ che vuole, ma i lettori sono liberi di leggere quello che vogliono. non so quanta possibilita’ ci sia di regolamentare la cosa, dal momento che il blog e’ qualcosa di personale.
    c’e’ poi da dire che i blog che si sono trasformati in professione, secondo me sono dei veri e propri siti, una cosa diversa dal blog. allora bisogna chiarire fino a dove un blog rimane un blog personale, e quando diventa sito che quindi si sustenta con la pubblicita’. secondo me c’e’ molta confusione di fondo.

  4. Io non ho nulla contro la pubblicità nei blog. se un blog mi piace, lo leggo indipendentemente dalla presenza di banner e affini.
    Come dice Mamma C però vorrei però essere messa in grado di riconoscere al volo (e non a metà post) la natura di un articolo sponsorizzato: diversamente mi sento presa in giro, anche se so bene che non è certamente questo l’obiettivo di chi scrive. Le volte in cui mi sono trovata a fare pubblicità gratuita, senza che ci fosse dietro una richiesta da parte del marchio in questione, l’ho specificato. Ora che talvolta mi trovo a scrivere articoli promozionali su commissione, riconoscibili come tali già dallo stile in cui vengono scritti (per scelta), inserisco i post sotto la categoria “articoli sponsorizzati”, per fugare ogni dubbio.
    Quindi la mia opinione è: pubblicità sì, ma ben identificabile.

  5. Concordo con Arianna e Mamma C.
    Non ho nulla contro la pubblicità nei blog (ma magari qualcuno venisse da me a proporla ;-)) a patto che sia trasparente.
    Non mi piacciono alcuni post che ho letto in giro in cui capisci a metà, se non alla fine, che si tratta di un post sponsorizzato.
    Pubblicità sì (e ben venga!) ma trasparente.

  6. Beh, come già sai sono favorevole alla pubblicità e ne ospito sul mio blog. Questa è sempre opportunamente segnalata e, dopo un primo periodo di assestamento, durante il quale non sapevo bene come organizzarmi, l’ho inserita in un’apposita sezione. In questo modo non dovrebbero più esserci problemi nel distinguere i contenuti pubblicitari dai contenuti “puri”.

    Poi c’è sempre chi vuole vedere il “marcio” dappertutto e insinua ciò che vuole. Ma io so di essere a posto e i miei lettori più fedeli si fidano di me. Questa è la più grande ricompensa che io possa desiderare.

  7. Tra l’altro sono felice che tu abbia sottolineato il fatto che, oltre una certa soglia di traffico, il blog ha un costo, anche elevato. Molti sembrano non saperlo e questo è invece un elemento importante da conoscere prima di “giudicare” chi “lo fa solo per guadagnare”. Molti lo fanno principalmente per coprire le spese.

    Per quanto riguarda invece le mamme e la vergognosa pratica del “voler guadagnare”… tutti (o quasi) abbiamo bisogno di guadagnare, no? Perché pretendere che una mamma vada a lavorare in ufficio, magari svolgendo compiti che non la gratificano, invece di trascorrere le sue giornate a casa con i figli e produrre contenuti utili ed interessanti anche per gli altri, guadagnandosi da vivere in questo modo?

    • Come sai, sono moooolto d’accordo. Credo che le resistenze contro la pubblicità sui blog siano derivate proprio dal fatto che in effetti c’è stato un po’ di caos, in giro, come sottolineava ITmom. C’è stato un momento, che continua ancora, in cui siamo state improvvisamente bersagliate, grandi e piccole, da centri media e aziende, ciascuna con la sua proposta più o meno seria. Secondo me si è trattato di un assestamento necessario.
      Da qui in poi, ho scritto questo post proprio per sottolineare che anche ‘fare un blog’ può essere un lavoro, e come tutti i lavori deve essere retribuito. Nessuna di noi può permettersi di fare la dama di carità.
      Però, secondo me, dobbiamo darci una linea guida, stabilire un intento comune, lavorare insieme… se diventiamo una ‘categoria’, per le aziende sarà più difficile usarci come target. Non so se mi son spiegata bene…

      • “se diventiamo una ‘categoria’, per le aziende sarà più difficile usarci come target. Non so se mi son spiegata bene…” Sai che però non capisco? Anche perchè si può usare una definizione “mamme blogger”,ma, come abbiamo visto ieri, questa definizione comprende un’infinità di sfaccettature… O forse non ho ben capito questo tuo intervento

    • Claudia, sono perfettamente d’accordo con te. Se io riuscissi a trasformare il mio neonato blog in un lavoro sarei molto contenta. Mi sentirei realizzata. Non mi sentirei in torto perché accetto sponsor, ma, come ho detto più sopra, è scontato che la scelta di tali sponsor deve essere coerente. Sinceramente, non ho mai trovato un blog di mamma incoerente, da questo punto di vista. Né ho mai creduto che qualcuna di voi fosse in malafede perché parlava di un determinato prodotto. Poi è vero quello che dice Barbara: il post è sacro. perché deve essere un luogo di libertà. Se un post è finalizzato alla sponsorizzazione, è giusto che venga segnalato e quasi sempre questo mi pare che accada, almeno nei blog che leggo io.

    • Ecco brava Claudia, questo è un punto che mi fa infuriare assai, perchè sta cosa succede solo tra donne, sembra che guadagnare e far diventare il blog una professione sia cosa disdicevole, che automaticamente quando entrano in gioco i soldi allora diventiamo tutte delle “escort” e pubblichiamo qualsiasi cosa basta che ci sia un compenso, eh no!
      Fare blog in modo professionale vuol dire proprio che io la considero una professione con tutti i crismi.
      Sul mio Casa Organizzata pubblico occasionalmente post sponsorizzati (segnalati sia nel titolo che in fondo al post) e spessissimo una rubrica che si chiama “recensione buoni prodotti” del tutto scollegata da compensi e scambi di qualsiasi tipo, quindi sono decisamente parte in causa 🙂

  8. Sono sulla stessa lunghezza d’onda anche se il mio blog al momento non ha pubblicità. Sì pubblicità ma con molta chiarezza, anche di diversi tipi (banner, post etc) purchè sia chiaro fin da subito e in un disclaimer.
    Una cosa importante secondo me è che il prodotto pubblicizzato sia in linea, cioè sia ‘sposato’ dal blogger non solo per farci pubblicità a tutti i costi: tutti abbiamo bisogno di prodotti (ahimè) ma come blogger in qualche modo siamo degli opinion leader e questo ci dà una responsabilità nei cfr dei lettori

  9. Nel mio caso visto che la laurea in biologia non mi dava sbocchi professionali, avevo deciso di dedicarmi all’informatica che era sempre stata un mia passione. E il mio primo blog è stato un puro esercizio di programmazione, Mio marito invece teneva dei blog personali e aveva capito che se ne poteva fare un lavoro. Così, vista la mia situazione lavorativa precaria, e i bimbi piccoli ho provato a vedere se quella di blogger poteva diventare una professione . Ho aperto alcuni blog , alcuni che danno un vero e proprio servizio/informativi altri più banali, ma tutti nati con la pubblicità. Se deve essere un lavoro deve essere remunerato in qualche modo…
    Scrivere, pensare informarsi, aggiornarsi, mantenere alto l’interesse del lettore, mantenere un server che supporti tante visite…ha un costo e tale costo va bilanciato e possibilmente superato altrimenti che razza di professione è?
    Chiaro che la pubblicità deve essere ben evidente e gli articoli sponsorizzati devono essere indicati come tali.
    Se mi mandano prodotti da recensire io ne sono ben felice, soprattutto se si tratta di prodotti tecnologici, la mia passione e che hanno un legame con ciò di cui tratto. Ma non mi svendo…questo mai.

    Coerenza e trasparenza prima di tutto.

    • eh si, anche le blogger professioniste devono mangiare, sacrosanto, sembra che solo perché si fa un lavoro ambito non si debba riceverne un compenso, vi invito a riflettere sul fatto che la libera professione non ha malattie, ferie e quant’altro, io se non pubblico sempre non so come pagare le tasse (veramente ho difficoltà anche se lavoro sempre, hooops :D)

  10. Il mio blog è “casalingo”, nato da poco e in fase di evoluzione. Creato per gioco o per hobby, mi rendo conto che inizia a essere un impegno notevole e, cosa non da poco, sta acquisendo per me sempre maggiore importanza. Mi trovo a pensare: “Che faccio?”. Sto scoprendo un mondo nuovo e una comunicazione diretta, più rapida e semplice. A prima vista. Andando più in profondità mi sto accorgendo che ci sono due filoni: le mamme blogger che ritengono che fare pubblicità, mettere un link, avere uno sponsor o altro sia spregevole e quelle, invece, che la considerano come un’opportunità di crescita, utile sia per sopperire ai costi (immagino) elevati quando si abbia un blog di un certo livello e con una certa visibilità sia (perché no?) per guadagnare qualcosina. Mi piace il Marketing fatto bene e non lo considero come la bestia nera del secolo. Sì, sono favorevole alla pubblicità ma seguendo delle linee guida etiche. Credo sia giusto evidenziare che un post, magari, sia stato scritto su commissione e sia dunque un post pubblicitario o sponsorizzato dalla ditta del momento. E’ una pratica comune anche nelle riviste cartacee dividere un pubbli-redazionale da un articolo firmato da un giornalista o da un reportage… 😉

  11. Io sono favorevole alla pubblicità nei blog, non ci vedo nulla di male , soprattutto se si ha il blog come lavoro, purchè la pubblicità non vada contro i propri principi.

  12. Viviamo in un mondo dove i brand sono presenti. Oltretutto, io vengo dal mondo della comunicazione e del business writing, quindi tutto ciò che gli sta intorno mi interessa ancora, nonostante non sia più il mio lavoro. Ecco perché ho partecipato ad alcune iniziative, ben consapevole che i soldi per mettere in piedi certe operazioni ce l’hanno solo le aziende più grosse. Quando ho scritto per queste iniziative, non mi è mai stato chiesto di divulgare la qualità di un certo prodotto, ma di produrre contenuti perché poi la divisione marketing li potesse usare. E ho sempre segnalato che partecipavo a questa o quella iniziativa, niente pubblicità occulta. Ciononostante, sono stata criticata. È stata criticata la mia scelta di collaborare con questa o quella azienda, cosa che trovo inevitabile ma inaccettabile: non sono tenuta a condividere le scelte “etiche” né i boicottaggi altrui.
    Per quanto riguarda invece la segnalazione di prodotti o brand sul mio blog, l’ho fatto sempre sull’onda del mio entusiasmo (positivo o negativo). In un caso, è successo che l’azienda l’abbia saputo e ne abbia tratto un’idea in modo secondo me corretto (http://luccioleelanterne.blogspot.com/2011/02/vendere-gioia-reprise.html). Forse, se avessi voluto cavalcare questo contatto, sarebbe potuta nascere una collaborazione, e non ci avrei visto niente di male.

    • Ecco, mi piace molto questa frase: non sono tenuta a condividere le scelte “etiche” né i boicottaggi altrui.
      Ciascuna di noi è diversa: alcune usano l’olio per il corpo, altre usano l’olio di mandorle. Alcune puliscono con l’aceto e altre con l’anticalcare. Alcune fanno il pane in casa, e altre lo acquistano al supermercato. ecc…
      Io, personalmente, eviterei di chiedere un boicottaggio contro alcune aziende: è impossibile condividere la stessa etica di vita tutte insieme.
      Piuttosto punterei all’etica professionale: ovvero come segnalare una pubblicità, come pagare le tasse, come regolamentarsi per non prendere in giro gli utenti…

  13. ma perchè dà fastidio se una mamma fa bussines??? Non si lavora solo per la gloria e se si riesce a conciliare un bel lavoro, appagante, che ti permette di stare con i tuoi figli e guadagnarci…ma dov’è il danno?
    Io accetterei uno sponsor, certo, in linea con i temi che tratto, ci vuole coerenza e decenza (magari la pubblicità di un vibratore stonerebbe un po’..su un sito che parla di bebè…)

  14. Ho iniziato il mio blog da pochissimo… e direi che è assolutamente un hobby al momento… anche se nei sogni ci sarebbe qualcosa di più concreto.
    Per lavoro mi occupo di pubblicità su giornali free-press e credo che la buona informazione debba essere libera e gratuita. Per fare buona informazione però servono i fondi necessari… e la pubblicità può sostenere questi costi.
    Vi seguirò il più possibile e spero di poter essere utile.

  15. Mi piace molto la considerazione sui “costi” di un blog: se ho potuto sperimentare l’impegno in termini di tempo, credo che il discorso del costo sia ignoto o solo superficialmente presente alla maggior parte delle persone che hanno un blog senza farne un lavoro…
    Quanto alla pubblicità, secondo me la differenza sta proprio nella “tipologia”… se un sito ospita un banner, sono chiari i confini tra marketing e uso personale… non mi aspetto di trovare un banner sulla vivisezione ma non mi scandalizzo della crema o dei pannolini usa e getta… è diverso il discorso per l’articolo d’opinione o la vendita diretta, ovvio che qui entra maggiormente in gioco il rapporto personale “autrice del blog-lettori” e il discorso della fiducia al di là del guadagno che, peraltro, è legittimo e aupicabile… La differenza sta anche nelle aspettative della mamma blogger: voglio ricavare uno stipendio dal blog o “semplici entrate” senza l’ansia dei conti a fine mese?

  16. il problema secondo me sono quelle pubblicità che arrivano al punto di non riuscire a farti leggere il post (i menù a tendina), per il resto credo che se una persona si impegna in qualcosa e questa le può portare degli introiti non c’è nulla di male..
    Io ho virgilio banner da un mesetto, guadagno una miseriuccia ma i primi 10 euro li ho usati per comprare un libro i cui proventi i pvanno in beneficienza, 10 euro vi sembrano pochi??? bè tutto è relativo , da quando a mio marito hanno tagliato gli straordinari tolte le spese mi rimangono 600 euro…10 euro da poter usare per aiutare gli altri per me sono tante…è tutto molto relativo, per cui io dico che purchè ciò che si scrive sia spontaneo e non si faccia un post pubblicitario al giorno(e quando lo si fa lo si dica) va bene

  17. Sono stupita di quanti commenti pro-pubblicità ci siano qui, e di quante critiche alcune anche molto aspre sono state fatte in merito a campagne pubblicitarie sui vari blog. Speriamo che qualch’uno dei sostenitri dell’adsfree si faccia avanti, altrimenti ce la cantiamo e suoniamo da sole. Per quanto mi riguarda la trasparenza prima di tutto, e su genitoricrescono abbiamo sempre fatto tutto in modo trasparente, dichiarando esplicitamente quando un post è sponsorizzato, quando guadagnamo se il lettore clicca su un link, e indichiamo chiaramente se i banner esposti sono sponsorizzati. Eppure le critiche purtroppo le abbiamo ricevute anche noi. Il nostro è tra l’altro forse più un sito che un blog, quindi forse le critiche sono ancora più fuori luogo.
    Vorrei precisare però che la cosa più importante è che se ne parli, quindi al di la se riusciremo o meno a stabilire un’etica di condotta comune, il fatto di discutere, spero sempre civilmente, di questa cosa può aiutare molte/molti a chiarirsi le idee in merito. Grazie Barbara per avere creato questo spazio!

    • Io credo che qui siano rappresentate tutte le parti. La cosa che mi dà fiducia è che in fondo la pensiamo tutti nello stesso modo: libertà di gestirsi, purchè ci sia trasparenza (riassumendo). Non parlerei di casi particolari, ma la butterei sempre sul generale, e in questo senso quello che vedo è che siamo in grado di stabilire una visione comune sulla questione.

      Secondo il mio parere, le critiche ci sono state perchè c’è stata molta confusione generale nel gestire il fenomeno: ne siamo state sopraffatte. Una chiacchierata in campo neutro forse ci serviva davvero, e sono felicissima di come sta andando… pur consapevole delle nostre differenze personali.

      • Serena e Barbara, scrivo le mie considerazioni da utente: quando penso a blog/siti in cui la pubblicità è gestita correttamente ed è in buon equilibrio con i contenuti, penso a voi. Credo che i contenuti facciano la differenza e mi motivino a tornare su un blog. Il mio problema non è la pubblicità, ma il fatto che in alcuni casi diventi preponderante rispetto alle informazioni. Un altro fattore che mi disturba è l’idea di raccontare l’interazione tra il prodotto e i propri bambini, che non scelgono di diventare tester e testimonial. Questo è un rischio che hanno i blog di taglio più personale.

        • silvia, non è davvero per polemizzare, credimi. io non ho mai messo una foto delle bambine, sono una cosa preziosa che tengo per me. però 1) non credo che far provare a tuo figlio un prodotto, tipo un pannolino piuttosto che un altro, sia coinvolgere un bambino in uno spot pubblicitario (perchè l’immagine del bambino la gestisci TU), nè sfruttarlo a livello lavorativo; 2) nelle discussioni sulla pubblicità sui siti la cosa che mi da maggiormente fastidio è appunto la presunzione dei “contrari” alla pubblicità di essere più “morali” degli altri. scommetto che se una mamma che conosci si porta il figlio in ufficio non le vai a dire che sta facendo fare a suo figlio da testimonial della sua azienda. ecco, credo che le considerazioni sulla qualità di un genitore ce le dovremmo tenere per noi. spero di non esser stata troppo dura, niente di personale.

          • Polly, non credo di aver mai giudicato la qualità di un genitore da un blog, mi mancherebbero troppi particolari per farmi un’idea (sono sempre convinta che il blog sia racconto parziale della persona – per fortuna); in ogni caso, giudicare non è nemmeno interessante, piuttosto mi confronto e, quando possibile, mi metto in relazione diretta.
            Non credo nemmeno di essere ascrivibile ai “contrari alla pubblicità”. Ne faccio solo una questione di modalità, di linguaggi. Credo che via via il dibattito sarà più specifico, distinguendo tra banner, post sponsorizzati ecc.
            Sull’uso dell’immagine del bambino, comprendo la tua “gelosia” e io stessa per molto tempo mi sono sentita così. Poi ho sbracato, lo confesso, ma cerco di contenermi ;))
            Però penso ad un’applicazione pratica: se (non accadrà) dovessi recensire una borsa, non avrei problemi; se dovessi recensire un giocattolo, usando il solito “taglio intimistico” dei miei post, me ne farei sì di problemi.
            Come vedi, è una questione di “racconto”, non di moralità. Esattamente come hai scritto tu, non c’è niente di personale 😉

    • serena, pensavo la stessa cosa. ricordo che una volta lessi un articolo sponsorizzato su genitoricrescono che parlava di una linea di prodotti lanciata da tempo da una grande azienda. un’azienda di cui non so nulla sul piano etico, ma che in linea di massima mette d’accordo tutti sui prodotti. ecco, nei commenti mi sono stupita di trovare lo sputtanamento di un prodotto “innocuo”. capisco che ci si scagli contro un pannolino se si è per il pannolino lavabile etc etc., ma la “demolizione scientifica” di quel prodotto lì mi è sembrata tanto una ripicca contro il sito, come dire “tu mi offri tanti bei contenuti ma lo devi fare perchè mi vuoi bene”. e invece, ora, siamo tutti d’accordo che pubblicità è bello 😉

    • io sinceramente sta cosa dell’ads free non l’ho mica capita! Ma una blogger professionista come potrebbe guadagnare allora? Con gli ebook? Cioè sti blog sono professionali oppure no? Come possono offrire contenuti gratuiti di qualità???

  18. Proprio un bel dibattito, portroppo dovrei avere un po’ di tempo per discuterne bene, ma non ho nemmeno il tempo per leggere tutti i commenti 🙁
    Cosa c’è di male nel marketing .. nulla … cosa c’è di male in un blog che fa marketing … mmm .. nulla. Un blog secondo me è un mezzo di comunicazione, se poi viene utilizzato per guadagnarci, naturalmente non c’è niente di male, ma se sei una mamma ed hai un blog .. non è che devi per forza fare “marketing”. Devo però ammettere che io sono per il blog “libero” … preferisco i pensieri scritti per l’amore di farlo, piuttosto di quelli che lo fanno per “dovere”, il mio resta un gusto personale.
    Credo che la cosa importante sia soprattutto come viene gestito un blog, la pubblicità, come ogni lavoro .. può essere fatto bene oppure no. Io non chiudo un blog perchè è a scopo di lucro, se fatto bene è davvero un piacere leggerlo e continuerò a visitarlo.
    Così per la pubblicità, può esserci e non dare noia … mentre certi banner sono insopportabili, come certe pubblicità invece sono interessanti.
    Probabilmente a me da più noia il doversi etichettare … sarà che sono una blogger da molto prima di diventare mamma e l’etichetta di mammablog non mi piare per niente.

  19. Ciao intervengo perché il blog del mercatinodeipiccoli è sicuramente una caso che può generare perplessità o quantomeno dubbi 🙂
    Ecco vorrei prima di tutto chiarire che noi scriviamo di cose che ci piacciono. punto. E infatti spesso sono cose difficile da reperire e sicuramente fuori dal mercato standard e questo per una scelta ben precisa!
    Siamo comunque favorevoli alla pubblicità, ma cerchiamo di farla contestualizzata, avevamo delle affiliazioni ma onestamente non mi convincono affatto e penso che le toglieremo.
    Abbiamo scritto alcuni Sponsored Post, dichiarandolo sempre nel titolo.
    E poi certamente ci contattano aziende, piccole e poco note per farsi pubblicità.
    Prima parlavamo di tutte ovviamente se il prodotto ci piaceva o convinceva l’idea.
    Ora abbiamo deciso di aver una politica diversa, chiediamo di sostenerci con un banner o fare un giveaway o se proprio ci tengono spedirci il prodotto e provarlo noi scrivendo le nostre opinioni in merito ( e vi assicuro che molti preferiscono quest’ultima alternativa). Questa forse è una pratica che non sempre è ben vista, da parte nostra cerchiamo sempre di essere obiettive ma è pur vero che spesso le cose che proviamo ci convincono sul serio e comunque dichiariamo sempre che ci hanno inviato i prodotti e bla bla bla

    Proprio qualche giorno fa ci hanno contattate per farci mettere un link all’interno di un post scritto tempo fa, un link legato ad una parola, ecco questa pratica non mi piace, la trovo scorretta e non la userei e se la trovassi mi infastidirebbe…

    Quindi pubblicità si ma dichiarata. E i banner bhé sono evidentemente pubblicità 🙂

      • Purtroppo quella dei link è una realtà che si sta diffondendo e di cui mi hanno parlato amici blogger. Questa è una forma di pubblicità che proprio non condivido. E’ raggirare la gente. Senza ontare, poi, ce spesso ti chiedono di mettere anche più di un link per post.

  20. Sarò breve: rispetto molto chi per etica o perché non ne ha economicamente bisogno può permettersi di lasciare i suoi blog ad-free.
    Io sono favorevolissima ad avere un piccolo ritorno economico dal blog perché nonostante sia personale ci riverso dentro tantissimo impegno, tempo, costi (banda, dominio etc.) e cerco di mantenere le aspettative delle mie lettrici in termini di quantità e qualità dei post anche se questo significa rinunciare a dedicare quel tempo a piccoli lavori retribuiti.
    Detto questo, se la pubblicità sul mio blog non intacca i miei contenuti e la mia libertà di scrivere non vedo che problema ci sia. Tra l’altro seleziono attentamente i contenuti da promuovere, non uso Google Ad e sul mio blog non troverete mai annunci di dubbio gusto, ma offerte e promozioni che possono realmente interessare le utenti.
    Quando si tratta di inviti ad eventi e prove prodotto, la mia policy è accettare se l’evento/prodotto mi interessa ma senza promettere in alcun caso la pubblicazione. Io devo e voglio restare sempre libera di parlare di quello che voglio, quindi se provo il tuo prodotto e mi piace, e in un post mi va di citarlo perché mi ha colpita positivamente lo faccio. In caso contrario, puoi inviarmi a casa il Taj Mahal e non vedrai nemmeno una riga sul mio blog.
    A tutte quelle che si scandalizzano della pubblicità sui blog più frequentati e aggiornati vorrei chiedere come mai continuano a comprare riviste, dal momento che sono piene di pubblicità, e su quelle non mettono in dubbio la sincerità del giornalista. E come mai guardano la tv, anch’essa tenuta su dalle ad. Io offro contenuti volentieri, con il cuore, appassionatamente e gratuitamente. Se mi torna indietro qualche soldino che mi aiuta a mantenere il blog e migliorarlo, senza per questo intaccarne minimamente i contenuti o l’etica, non vedo cosa ci sia di sbagliato.

    • Ma io non ne faccio neanche una questione, come dice Wonder, di “chi (per etica o) perché non ne ha economicamente bisogno può permettersi di lasciare i suoi blog ad-free”. Quello che Serena e io ricaviamo da gc serve, per ora, a coprire le spese e a essere reinvestito nel progetto gc stesso. Io francamente potrei permettermi di non guadagnare nulla da gc e metterci dei soldi come se mi coltivassi un hobby, ma essendo libera professionista, stride con la mia mentalità il concetto che il lavoro si faccia gratis.
      Per rispetto della mia famiglia pretendo che gc si mantenga da solo: io passo del tempo a scrivere e, per di più, tolgo anche dei soldi al budget per farlo? Non mi sembra corretto. Quindi gc DEVE mantenersi da solo e tutto quello che ne viene in più è stra-guadagnato.

  21. Anche io sono un po’ stupita di non sentire qui le voci contrarie. Il mio blog è assolutamente non professionale, con poche visite, e non ho in mente di farne un lavoro, in nessuna forma. Ho partecipato a una iniziativa organizzata da un’azienda che non mi chiedeva discrivere di prodotti, ma solo di produrre o anche solo mettere a disposizione alcuni contenuti già scritti del mio blog (che poi peraltro non sono stati neanche utilizzati) e partecipare a due incontri con altre mammeblogger. Nessun lavoro, nessun compenso. Io ho partecipato perché mi interessava l’aspetto sociale della cosa, incontrare persone, fare una cosa diversa. Eppure anche questa iniziativa, piuttosto soft, è stata criticata con veemenza, al punto da farla oggetto di una “crociata” con tanto di contro banner.

    • Sai cosa penso? Che in realtà non ci siano voci contrarie. Io credo che le polemiche passate (che vorrei non riportare) non fossero determinate dall’esistenza di due ‘partiti’: pro o contro la pubblicità.
      Penso che fossero determinate dal fatto che non ci si è mai confrontate, su campo neutro, in merito ad eventuali obiettivi e finalità dei blog. Per poi scoprire che, in fondo, abbiamo molte idee comuni e soprattutto molta voglia di avere una linea comune.
      Spero di non sbagliarmi, ma credo che questi due ‘partiti’ in fondo non siano mai esistiti… ma che ci si sia fatte semplicemente prendere da un po’ di foga dialettica.

      • Barbara credo anche io che in quell’occasione ci si sia fatti trasportare dalla foga dialettica, per dirla con un eufemismo 😉
        Però credo anche che ci siano state poste delle critiche proprio di forma in quell’occasione, forse proprio perché non era una campagna pagata, nel senso che le blogger non hanno guadagnato nulla, ma anzi hanno lavorato (e parecchio) gratis. E qui torniamo al codice di comportamento. E’ giusto stabilire un prezzario minimo? Non può una blogger decidere di “lavorare” gratis se lo fa con consapevolezza, perché magari ha un ritorno di tipo differente: visibilità, aspetto sociale, un’esperienza diversa per vedere che succede? Sempre con trasparenza, si intende…

        • e qui casca l’asino…noi piccoli il più delle volte lavoriamo per la visibilità…il tariffario minimo non è proprio l’ideale, se non lavori sulla visibilità e sul pagerank diventa diffficile arrivare ad un buon livello…per esempio mammadifretta nasce per fare informazione sulle malattie rare..ma i primi mesi mi visitavano 10 persone al giorno…poi ho ristrutturato e integrato il blog personale e magari arrivo anche dove prima non sarei arrivata…è una sorta di PALESTRA…non è escluso che domani decida di aprire un blog sul nursing (la mia professione strasudata)..ovviamente non FREE…ma intanto per costruire la mia reputazione dovrò pur farmi vedere con i guest post sui portali

  22. sono d’accordo con wonder, nessuno smette di comprare un giornale perchè dentro c’è la pubblicità. quello che può dar fastidioso secondo me non è tanto la pubblicità in sè ma quella invadente (il banner maxi che non si chiude, o il post che parla di un prodotto senza dire chiaramente che si tratta di un contenuto sponsorizzato). per il resto, perchè mai un blog dovrebbe essere senza pubblicità per partito preso? ogni blogger fa la sua scelta (come qualsiasi editore del resto) se mettere la pubblicità, cosa metterci e i lettori fanno la loro. e secondo me un lettore non smette di leggere un blog che gli piace solo perchè c’è una pubblicità.
    faccio outing: sul blog ho un adsense e ogni tanto scrivo post sponsorizzati :-). ho poco pochissimo tempo da dedicare al mio blog, ma se ne avessi di più e avessi anche più opportunità di pubblicità non le scarterei a priori

    • Ma infatti, gc non ha subito nessun calo di visitatori da quando ha inserito banner pubblicitari, anche vistosetti, anzi, è comunque un momento di grande crescita. Perchè poi se il contenuto c’è, la maggior parte delle persone accetta di buon grado il bannerino (e anzi, finisci pure per cliccarlo per curiosità, come io faccio spesso sui banner dei blog che leggo: perchè non dovrei avere occasione di scoprire un prodotto o un’offerta?)

  23. Io copierei qui un mio commento lasciato su “Nati per delinquere” qualche tempo fa.

    Sono d’accordo in toto con Barbara. Diciamo che applichiamo gli stessi criteri, con la differenza che il mio non è un lavoro, anche se nella pratica lo è quasi. Non ci passo 8 ore al giorno (perché le passo a lavorare da un’altra parte) ma ci passo mediamente dalle 2 alle 4 ore, tempo che rubo alla mia famiglia.
    Il mio blog non nasce come professione ma nasce come volontà di dare sostegno a madri e padri e, nonostante, in questi ultimi anni, sia diventato un blog molto visitato, il motivo per cui continuo a dedicarmici è sempre quello: sostegno-sostegno-sostegno. Ho creato ciò che cercavo in rete e non ho trovato quando aspettavo il mio primo figlio nel 2003. Prima di scrivere un post non personale ma informativo, io studio, mi documento, chiedo supervisioni a medici, è un lavoro articolato.
    Mi contattano tantissime aziende, per proporre prodotti, banner e quant’altro.
    Non ho mai recensito un prodotto a pagamento.
    Non ho mai parlato di un prodotto sotto compenso economico.
    La sidebar, in cui metto i banner delle aziende è ben divisa dai contenuti e lo sarà sempre. Di certo con gli sponsor non ci potrei campare (ma soprattutto non ci voglio campare dato che rifiuto l’80% delle inserzioni, anche di aziende molto grosse ma che propongono prodotti in cui non credo o che non sono inerenti alla maternità), piuttosto pareggio le spese vive che ho, come la banca dati fotografica da cui prendo le foto (foto che, a proposito di etica, io pago e che poi mi ritrovo in altri millemila siti e blog), l’hosting, eccetera.
    Data la passione, il tempo e, soprattutto, lo STUDIO preventivo che dedico a Mamma Imperfetta, se però riuscissi anche a guadagnarci due euro al netto delle spese vive, tenendo sempre ben distinti gli ambiti di informazione e racconto personale da quello pubblicitario, non credo sarebbe un problema per nessuno.
    Le pochissime volte, anzi, l’unica volta in quasi tre anni, in cui ho partecipato GRATIS ad una operazione commerciale di un’azienda, il fatto che fosse, appunto, commerciale, era dichiarato.
    Ho spesso alterchi con aziende che mi contattano e che io rifiuto, ultimamente anche in malo modo (perché hanno un modo di approcciare che trovo davvero fastidioso). Rifiuto l’invio di prodotti, non faccio e non partecipo a giveaway. Non escludo di poterlo fare se un prodotto mi piace molto. Faccio un esempio: io ho svezzato i miei figli con omogenizzati bio fatti in casa con un aggeggio di una nota azienda. L’ho usato e strausato per entrambi i bimbi e mi sono trovata d’incanto. Se un giorno arrivasse questa azienda e mi chiedesse di parlare di questo prodotto lo fare ben volentieri (l’ho fatto gratis, figuriamoci).
    Diamo fiducia alla testa delle mamme e dei padri, che già per il fatto di vivere la rete, credo siano mediamente informati e abituati alle dinamiche del Web.

    • Mi sembrano scelte legittime…però mi fermerei un attimo a riflettere, visto che finalmente c’è, qui, un luogo per farlo… può una condotta del genere “danneggiare” altre blogger? Ne parlo perchè, da insegnante, conosco bene il problema del “lavoro gratis” che, a lungo andare, a mio avviso squalifica una categoria e una professionalità… Molte di noi non hanno bisogno di entrate dal blog… ma dobbiamo tenere conto del fatto che, con determinate scelte, entriamo anche nel campo di chi ne fa una professione.

      • sacrosanto quello che dici: se ci si reputa una categoria, proprio come categoria occorre darsi delle linee guida, incluso il discorso dei tariffari, proprio per evitare che chi ci campa venga danneggiato..

    • In effetti secondo me una differenza abissale è proprio questa: tra chi lo fa per professione (ed è per questo che a mio avviso hanno senso gli sponsor) e chi come me lo fa a tempo perso, senza la smania di “arrivare” o guadagnarci su; sto scoprendo proprio da voi una realtà che non conosco, il problema dei traffici alti, i costi (noi siamo su blogspot, il tipo di traffico ce lo permette).. ne ho da imparare! 🙂

      • Il ‘problema’ (se così vogliamo chiamarlo) è che nel momento in cui il traffico sale, spesso ci si trova di fronte a un bivio: o chiudo o trovo subito uno sponsor (parlo ovviamente di chi ha un dominio e spazio web proprietari). E la cosa è abbastanza inaspettata, e di solito si verifica ancora prima che si sia iniziato a racimolare qualche compenso anche piccolo. Quindi anche secondo me è importante differenziare tra hobby e lavoro, ma in alcuni casi potrebbe esserci uno sconfinamento delle due ‘categorie’, perchè a volte anche un blog di tipo hobbystico presenta dei forti costi da sostenere.

        • Verissimo, anche perchè il bello del blog è che “si fa” e cambia ogni giorno, anche nelle prospettive… è proprio utile il confronto… aggiungerei “solidale”, visto che siamo donne 🙂

        • Ecco, grazie Barbara, magari scopro di essere l’unica, ma questo piccolo particolare l’ho scoperto grazie a questo confronto.. Ed il cut off qual è? le 100.000 visite al giorno? O dipende dalle piattaforme usate?

          • Nella mia esperienza (non universale, per carità) 100mila pageviews circa al mese sono un primo scalino che fa alzare i costi: diciamo che si può passare da 30eur l’anno a 300eur l’anno (esclusi inevitabili costi di un tecnico che ti sistema il sito ogni tanto). Io per MF (tra server dedicato, sysadmin per gestirlo, servizi accessori, licenze, ecc…) spendo diverse migliaia di euro l’anno. Che poi, se ci pensi, è come aprire un negozio: hai dei costi che devi sostenere.
            La difficoltà forse nasce dal fatto che, essendo Internet alla portata di tutti e fondamentalmente gratis, si pensa che si possa lavorare su internet gratis… ma è interessante parlarne, perchè in effetti son cose di cui non si parla mai magari per pudore.

            • l’articolo e tutti i commenti sono davvero molto interessanti.
              ho aperto il blog “per caso”quasi un anno fa, in questi mesi ho imaprato molte cose, e molte ne ho ancora da imparare, sul modo dei blog e della rete. io ho, anzi avrei un altro lavoro, il lavoro per il quale ho studiato e fatto “gavetta”, per il quale mi sono vista costretta a diventare “libera” professionista (notate il libera volutamente virgolettato…) ora non vedo la luce alla fine del tunnel, vedo proprio la fine del tunnel: un vicolo cieco. non vedo più strade da poter eprcorrere per riuscire a vivere di questo lavoro… il blog mi sembra una valida alternativa ma, ripeto, ho moltissimo da imparare. quindi benvengano discussioni come questa! benvengano indicazioni su come (in)formarsi in questi campi…
              quindi la mia richiesta -un po’ OT, ma spero mi perdonerete- è: ci sono siti, libri o quant’altro che mi consigliate? ciò che mi interessa è la gestione del blog (spazio web, programmi per la gestione, server, traffico…) e l’aspetto “legale” (copyright, discalimer ecc…).
              vi dico solo che ho scoperto da poco la differenza tra dominio e spazio web… ho detto tutto. voglio imparare, ma mi servono indicazioni… 😉

            • e mettiamoci pure le ore per creare cose e contenuti, fotografie semi-professionali, idee sempre originali (il più possibile almeno) questo è tanto tanto tanto tempo e, come si sa, il tempo è denaro…

  24. Mamma che note dolenti!
    Mentre leggevo l’articolo mi è arrivata l’ennesima mail.. Siamo il sito tizio, ci piace il tuo blog, scambiamoci i banner.
    Ok. Io ho un sito novellino, parlo di arredamento, di creatività, riciclo..cerco e do ispirazioni.
    La passione mi frega. Un anno fa mi impegnavo per il blog si e no 20 minuti al giorno. Oggi ci lavoro anche sei ore al giorno distribuite nell’arco della giornata.
    Non lavoro. Dedico tanto tempo alle mail, alle ricerche fotografiche, al restyling delle foto… Se scopro un sito mi viene di correre a gridarlo a tutti, così..gratuitamente.
    EPPURE…ultimamente mi chiedo se sia giusto.
    Nel mio caso no. E’ soggettivo, ma io voglio esser libera di scegliere. E voglio poter scegliere di mettere della pubblicità (retribuita) sul mio blog.
    Voglio esser libera di scegliere e testare le cose di cui parlare e da pubblicizzare, voglio restare fedele a me stessa, alla mia coerenza e ai miei lettori. Non potrei mai parlar loro di qualcosa che non merita, mai!
    Distinguerei i post sponsorizzati da quelli miei…
    E trovo giusta l’idea di metter su una qualche regolamentazione!
    Perché il blog deve crescere solo in fatto di “visibilità”?
    Perché non posso chiedere soldi in cambio di un banner pubblicitario, invece che ricevere un link infilato in un blog sconosciuto annesso al SIg. Sito web?!
    Forse in italia è tutto molto nuovo, l’etica e la passione ci fregano..
    Ma come in ogni cosa credo sia giusto esser liberi di scegliere. E chi sceglie e spera di poter vivere con un blog non è sicuramente meno di un blog free.
    Forse dovrebbe esserci un bollino etico, di qualità..
    Ok mi fermo.
    Grazie per questo spazio costruttivo!

    • La visibilità può essere una moneta di scambio all’inizio: anche io all’inizio ne ho beneficiato, e ho lavorato gratis con piacere, perchè sapevo che mi era utile (e mi piaceva). Però mi sono data un limite, e da quel limite in poi, ho sempre chiesto una retribuzione che ritenevo adeguata a ciò che offrivo. Credo che questo mi abbia aiutata a crescere, perchè ho detto molti più NO che sì (e infatti nell’ambiente delle concesionarie e centri media sono vista come una rompipalle di prima categoria, non mi va mai bene niente ahahaaa). Ma io sono io, e non sono un modello per nessuno. Quindi, per riassumere, secondo me la visibilità va benissimo, e potremmo considerarla come uno dei tanti stage che si fanno gratis in aziende tradizionali, ma dopo un po’ basta, occorre imparare a chidere e valorizzare il proprio lavoro.

      • Sono d’accordissimo.. Figuriamoci, io sto accettando e accetterò di farlo ancora per molto. E’ tutta “gavetta” e va bene.

      • Anche noi abbiamo scritto tanto per visibilità e adesso c’è chi accetta di buon grado di scrivere per noi per avere visibilità. Mi sembra corretto, non c’è nulla di male a scrivere gratis, se c’è comunque un ritorno. Si fa in qualsiasi professione: io ho fatto anni di difesa d’ufficio quando ancora non la pagava nessuno, ma ho imparato talmente tanto e ho acquisito clienti diventati poi di fiducia per anni. Quindi anche un avvocato spesso lavora apparentemente gratis, soprattutto all’inizio

  25. il mio blog è nato da circa un mese, ma con l’intento di farlo diventare un lavoro. Vedo che molte di noi hanno questo obiettivo, o almeno vorrebbero “farci le spese” con la loro attività di blog. Se questo è il fine, la pubblicità è il mezzo.
    Come ha fatto presente ITmom, l’equivoco nasce da quei blog che sono in realtà delle vere e proprie testate editoriali tematiche, dove il post originale si confonde sia con il publiredazionale che con la vera e propria pubblicità.
    Ho lavorato diversi anni come giornalista per un mensile locale. La vendita di spazi pubblicitari era l’unico modo per tirare a campare, e per invogliare l’inserzionista all’acquisto, veniva offerto anche un articolo a proposito del loro prodotto/della loro attività in un numero successivo. Al che io venivo inviata sul posto, presso la sede dell’inserzionista, vedevo il loro lavoro, assaggiavo i loro prodotti. E poi ne scrivevo un articolo. Era pubblicità? Beh, forse non è questa la domanda da farsi, bensì “quello che scrivevo era sincero o era condizionato dal fatto che chi avevo davanti era un cliente?”
    Credo per i nostri blog valga lo stesso: il lettore deve fidarsi del blogger, perchè impara a conoscerlo come “deontologicamente corretto”. Questo si realizza quando la pubblicità è dichiarata, ed esistono disclaimer che mettono in chiaro come si comporta il blogger in questi casi (leggasi spazio pubblicitario tipo banner piuttosto che pay-per-post piuttosto che “prodotto offerto in omaggio per la recensione”).
    Questo in un mondo perfetto. Nel mondo reale, io che scrivo sul blog recensioni sui prodotti per bambini cercando di essere davvero sincera (e quindi mettendo in luce anche i difetti di certi prodotti, o addirittura la loro totale inutilità!) mi sono sentita rifiutare una collaborazione perchè rischiavo di parlar male dei loro sponsor. Non tutti sono nella posizione di Macheddavero e possono permettersi di dire di no. Quindi credo che nessuno sia da biasimare.

  26. Anche il mio blog è senza pubblicità, nonostante mi venga richiesto spessissmo di introdurla. Ma chissà…un giorno…Credo che nel nostro piccolo, ognuna di noi ad free e non, pubblicizzi qualcosa: magari perchè la sperimenta e le piace e vuole condividere l’esperienza con la comunità. I nostri blog, inevitabilmente, sono una vetrina di noi. Anche se non ho pubblicità che mi offre guadagno “direttamente”, comunque traggo un profitto indirettamente dal blog…in termini di pubblicità di me stessa e del mio lavoro, della mia passione e della mia professionalità. E dal mio blog nascono collaborazioni..che portano guadagno…

  27. io sono una blogger per hobby però non nascondo che mi piace e mi piacerebbe tantissimo trasformarlo in un lavoro se sapessi come fare 😉 capisco che se dico che uso un certo sapone poi viene il dubbio la pagano? credo basti essere oneste e dire: quest’azienda mi ha dato questo prodotto mi è piaciuto per questo di meno per quell’altro poi ognuno sceglie per sè come meglio crede. Se a qualcuno la pubblicità non piace non la mette il blog è un pò come una casa si può gestire come si vuole ma perchè parlare “male” di chi sceglie diversamente, viviamo in un paese democratico e la rete è ancora più democratica perchè dà la possibilità a tutti, io vivo al sud e da quando stò in rete stò facendo conoscenze e maicizie in tutto il mondo che forse non avrei fatte in una vita intera

  28. non sono una bolgger, ma una fruitrice di blog e forum.
    il fatto di confrontarvi per fare un cartello che si dia una sorta di regola su come affrontare le aziende mi pare sacrosanto e assai utile, sia nei confronti delle società che “usano” i vostri blog per arrivare a noi tutte, sia per aiutare chi fa questo LAVORO, oggi o comincerà domani.
    è altrettanto giusto e sacrosanto che abbiate un riscontro economico e che il lavoro che mettete nel blog sia remunerato.
    aggiungo che chi vi legge ha capacità di discernimento e si suppone sia in grado di capire cosa sia mera pubblicità e dove sia l’informazione, e che nel caso trovi scorretto, ingiustificato o non etica la vostra esposizione dei prodotti pubblicitari, semplicemente chiuda la pagina del blog e non ci ritorni. è tutto molto semplice. trovo altrettanto giusto che la pubblicità non debba essere occulta e che debba essere riconoscibile, sebbene chiunque di noi si appresti a parlare di un qualunque prodotto che reputi valido, anche senza che vi sia remunerazione o richiesta espilicità da parte del produttore, sta facendo già pubblicità.

  29. Come ha già ricordato Mamma C., noi siamo AD-free.
    Ho già espresso in passato il mio disappunto per quelli che ITmom chiama deliziosamente “alberi di Natale” di banner e pubblicità, tali, certe volte da non permetterti nemmeno più la visione serena del blog che vorresti leggere.
    Concordo sul fatto che, prima di darsi linee guida su sponsor e pubblicità, forse occorrerebbe ri-definire al giorno d’oggi cosa sia un blog e cosa sia uno spazio pubblicitario inframmezzato da qualche foto carina, qualche suggerimento bambinesco e qualche post stucchevole per raccimolare consensi e opinioni positive buoniste.
    Io continuo a vederci, come quando se ne parlò sul nostro blog, un’abissale differenza.

    Invece appoggio chi dichiara non solo il tentativo ma anche le difficoltà di conciliare un blog e il marketing che dietro ci sta.
    Per questo mi piace molto come hai impostato la discussione qui, parlando anche di impegno e di costi.
    A maggior ragione, così vedo necessario capire se ridefinire il blog come spazio di espressione libera da tutto (ma proprio tutto) o come esperimento un po’ cross over tra diario pubblico e pubblicità. O farli beatamente convivere entrambi, magari ammettendo che si possono avere anche opinioni differenti sulla gestione dei blog e senza per questo forzosamente stigmatizzare come integralisti e moralisti quelli che han deciso di fare altro nella vita (io ho una società mia e di quello vivo, il blog è un divertimento condiviso con mamma C da 2 anni) per mantenersi e che del blog han fatto solo un momento di ristoro dalle incazzature e dalle preoccupazioni quotidiane.
    Perchè alla fine, visto che pare assolutamente vincente il “partito” (passami il termine che non è troppo di moda ora) dei blog sponsorizzati, quelle rimaste in una minoranza facile da criticare, siamo noi… Ohi, ohi…

  30. mi insericso nella discussione senza leggere i commenti di sopra, lo faro stasera quando potro. Nei miei 6 anni di blogging ho visto in rete e sono stata testimone di veramente tutto e il contrario di tutto per quanto riguarda la pubblicità sui blog. Ancora oggi, su blog molto visitati che seguo, non capisco quando viene fatta pubblicità esplicitamente oppure no, e questo a mio avviso é una grossa pecca del blogger. Io ho deciso di aprire alla pubblicità da circa un anno, grazie all’osservazione del lavoro di Barbara, che apprezzo nella sua professionalità e gestione. Al di là del grande lavoro quotidiano che comporta alimentare un blog, le mie spese vive annue sono talmente alte che non potrei proprio continuare se non avessi i miei sponsor. Mentre cominciamo a discutere qui su questo nuovo spazio aperto da Barbara, ho pensato di esplicitare un codice di responsabilità che seguo per me e per chi mi legge: http://www.francescav.com/pubblicita/
    Sul marketing non c’è nulla di male, ma bisogna farlo chiaramente e bene, secondo me.

    • Nel campo dei foodblog quello che hai detto sulla pubblicità non bene esplicitata è veramente un problema, secondo me. Noi ci ‘lamentiamo’ dei blog mammeschi, ma proprio ieri dicevo che la mattina, quando apro i feed per scrivere l’almanacco e trovare una ricetta, è imbarazzante vedere che nel 50% dei post ci sono link ad aziende e prodotti, senza specificare se la blogger è retribuita per segnalarli o li segnala per puro piacere… Mi sento un po’ presa in giro come lettrice.

      • sì, capita lo stesso a me, rimango sempre perplessa e non so come catalogare l’informazione che mi arriva. D’altro canto, non ho mai capito perchè tra i foodblog fare pubblicità a prodotti in cui si crede si ancora visto come qualcosa di abominevole, mentre in altri tipi di blog non lo è affatto. Forse dipende anche da questa trasparenza che non c’è, chissà. E’ vero che i foodblog sono gestiti da persone che rappresentano un insieme veramente eterogeneo e trasversale, dove ognuno vorrebbe rosicchiare qualcosa al suo vicino.

  31. Ma che incredibile leggere questi post! Questo tema lo stavamo sviscerando io e Antonella (di Genitori Channel con me e Maicontent) e lo abbiamo proposto come tema per una tavola rotonda a Fa la cosa giusta di Milano (25-27 marzo). La cosa e’ feschissima, risale a oggi ad ora di pranzo in cui Sisifo (agenzia di comunicazione strate”T”ica) ci ha dato il supporto per farci avere uno spazio in fiera ed accessi per i blogger che vi partecipano. …e poi stasera ho visto questo post su FB…

    Potrebbe essere l’occasione per parlarne guardandoci in volto (tra l’altro fa la cosa giusta e’ una delle poche fiere che adoro!)

    Mi piacerebbe molto confrontarci anche con i sostenitori del “avd-free” anche noi di Genitori Channel ci troviamo continuamente a riflettere su questo tema delle sponsorship.
    Avere un sito, un blog (nel nostro caso produrre anche video) e’ veramente costoso, non solo in termini economici, e se si vogliono realizzare cose ben fatte e raggiungere tante persone ci vogliono professionalita’ che costano…..

    Le stesse onlus e ong devono pianificare entrate economiche per poter pianificare delle azioni e delle attività…

    bs

  32. Sono Mamma, decisamente non Neo-mamma. Sono food-blogger? Sono blogger e il food è quasi un pretesto per condividere lo spazio virtuale che si apre ogni volta che accendo il PC. La trasparenza è ciò che per me fa la differenza, la chiarezza delle intenzioni di chi scrive che permette a chi legge di comprendere la qualità e le ragioni del messaggio che viene postato. La rete è una opportuinità, le donne da sempre hanno sublimato il concetto “di necessità virtù”. In cucina non si fa da mangiare, in cucina si trasformano gli elementi, si crea. Quando si sferruzza non si fanno vestiti, si da’ forma, si crea. La cura della casa e della famiglia spesso da conciliare con la cura del lavoro fuori casa, diventa la Sfida. Non ci si adegua passivamente al dovere di essere super-attive, si usa la rete per condividere gli stress. Si decide di ospitare uno sponsor? Deve essere chiara l’intenzione di trasmettere un messaggio pubblicitario a pagamento. Si è trovato un prodotto che ci ha risolto un problema? Ci si deve sentire libere di condividere questa esperienza senza per questo temere il sospetto che si faccia per interesse. Le etichette stanno tutte strette. Trarre profitto da una propria abilità è a mio parere assolutamente legittimo così come lo è decidere che il proprio blog è una zona protetta libera da condizionamenti di ogni genere!
    Un saluto
    Kemi

  33. Secondo me, anche questo post se vogliamo è un modo indiretto per farsi pubblicità parlando di un argomento scottante ed attirando quindi migliaia di visite.
    Personalmente ho due blog su blogger (uno personale con dominio personalizzato e l’altro basato su un mio hobby con dominio blogspot).
    Entrambi per scelta sono senza pubblicità.
    A mano a mano che i blog che leggo si riempiono di pubblicità smetto di seguirli. Guardo pochissima tv per non subire pubblicità e sinceramente non mi va di ritrovarla tra i post di un blog.
    Vi chiedo però qual’è l’hosting che fa pagare migliaia di euro a seconda delle visite al sito… (“A partire da circa 100mila visite al mese, un blog ha dei costi inevitabili in termini di denaro a meno che non si usufruisca di piattaforme gratuite come Blogspot” come scritto all’inizio di questo post).
    Un semplice dominio su piattaforma Linux su un celebre hosting che non nominerò con database mysql con 100 Mb di database per installare wordpress per esempio costerà si e no 50 euro all’anno… A meno che non si calcolino i costi del materiale di cui si parla nei post (tipo cibi, giocattoli, creazioni artistiche premi per i giveaway ecc…, un webmaster per mantenere il sito ecc) ma a quel punto più che un blog è una ditta scusate!

    • Queste sono le statistiche del mio blog: MF Stats.
      Se riesci a trovarmi un server dedicato, totally managed, a 50eur all’anno, in cui il blog giri alla perfezione con le stesse prestazioni attuali, ti assumo oggi stesso.

      Comunque brava, complimenti, hai colto pienamente lo spirito dell’iniziativa! Ci piaci, così propositiva ed aperta, soprattutto senza pregiudizi! 😀

      • Grazie per l’offerta di lavoro 🙂 ma oltre al mio normale stipendiato ho due blog, due portali ed un forum col sistema phpbb.
        Naturalmente non ce l’ho con te, non so neanche chi sei!
        Mi era solo sembrato strano che pagassi in base alle visite.
        Per esempio il forum che curo, tra l’altro come forma di volontariato, (ma di cui non metto il link perché tratta argomenti molto delicati) ha 20000 visite mensili e quasi mille pagine viste al giorno, ma appunto ha un hosting tutto sommato affidabile (ogni tanto va down, ma rarissimamente per fortuna) e poco costoso.
        Per me la rete, ti ripaga già in termini di notorietà e di libertà di espressione, più che di guadagno concreto.
        E’ chiaro che i banner che finanziano un blog si aspettano un certo atteggiamento dall’autore. E’ come un giornalista che debba scrivere contro chi finanzia la propria testata: diventa un problema.
        Un rientro economico secondo me ci può stare ma a mio avviso ti vincola parecchio e per me internet è soprattutto scambio di idee e contenuti in libertà.

        • L’hosting si paga in base al traffico, anche se molti non lo sanno o non se ne accorgono finchè non superano un certo traffico. 20000 visite al mese per un forum sono praticamente niente dal punto di vista del costo :-). Per i forum, che hanno notoriamente poca grafica, si inizia a parlare di costi aggiuntivi a partire dal mezzo milione di visite.
          Spesso ci contattano persone disperate perchè il provider gli chiude l’account da un giorno all’altro per aver superato un certo traffico.
          Siccome i provider pagano la banda e lo spazio disco, non esistono le offerte illimitate: semplicemente il 95% degli utenti ha traffici così bassi che conviene mettere un costo fisso, pubblicizzarlo dicendo “traffico illimitato” e poi cacciare gli utenti che superano quel traffico.
          Altrimenti non vedo perchè siti come Aruba dovrebbero offrire anche VPS, server dedicati e cluster fino anche a 10mila euro al mese e oltre, se tanto si può fare tutto con 50 euro all’anno…
          Il succo del post era questo: Se superate le 100mila, 500mila, 1 milione di visite, come contate di ammortizzare le migliaia di euro all’anno che dovrete spendere?
          La scelta è:
          1) chiudere,
          2) mantenere un hobby molto costoso,
          3) trovare mezzi di finanziamento.
          Io non vedo altre alternative. Se ne vedete altre, discutiamone: il sito è qui per questo!

          • Grazie per l’informazione, chiederò all’hosting cosa può succedere nel caso in cui aumentassero moltissimo le visite, se davvero ci farebbe chiudere venendo meno al contratto interropendo il servizio.
            A questo punto spero di non diventare famosa perché tra un diario condiviso sulle mie esperienze materne ed un sito filo-commerciale sinceramente scelgo un blog spontaneo senza sponsor, ma questa è solo una mia opinione.

  34. Bellissima ed interessantissima questa discussione.
    Sul mio blog mi è capitato di parlare di prodotti e servizi, e di inserire i link alle aziende da me citate sulle singole parole. Ma è stata una mia libera, liberissima scelta. Ho informato gli interessati ma non ho percepito un centesimo.
    Per il momento il blog è una “valvola di sfogo”. Un mezzo per comunicare. Ma non mi sentirei di definirlo solo un hobby perché, ovviamente, dietro c’è un progetto più ambizioso.
    Mi piacerebbe dire che sono una purista e che non vorrei introdurre mai banner pubblicitari. Ma ho imparato a non dire mai “mai”.
    Però prima mi piacerebbe capire un po’ meglio come funzioni il tutto.
    Per quanto riguarda i post “sponsorizzati” ad esempio, a me piace parlare dei prodotti che provo e che trovo buoni, utili, o che hanno semplicemente destato la mia curiosità. Ma temo che se quei post venissero “sponsorizzati” perderebbero molto della loro naturalezza e “spontaneità”.
    Ecco perché tra i miei progetti ci sarebbe anche quello di attivare un marketing diverso. Se è vero che la pubblicità sul blog non arricchisce le blogger, potrebbe essere un’alternativa quella di stipulare una sorta di convenzione: chiunque si avvicini ad un prodotto/servizio perché ne ha letto un articolo su un determinato blog, può ricevere uno sconto sul prezzo di acquisto, mentre la blogger riceve un compenso in percentuale. Secondo voi è un’idea tanto strampalata?

    • Non è strampalata, ma non è attuabile: immagina una grande azienda di prodotti per bambini. Come farebbe a riconoscerti una percentuale sulle vendite? Come può tracciare quella vendita e poi corrisponderti una percentuale? Perchè dovrebbe farlo?
      Esistono dei sistemi di affiliazione che lavorano sul PPL (pay per lead), ovvero tu inserisci il banner e lo sponsor ti riconosce una percentuale sulla vendita, perchè traccia i cookies dei visitatori e riesce a capire che la vendita è partita da un click sul tuo sito. Ma credimi, con questo non ci si campa: rischi di occupare una posizione banner anche di discrete dimensioni (300×250) e guadagnare, chessò, 50eur ogni 6 mesi.
      La scorsa settimana una mamma mi ha chiesto consigli esattamente sull’argomento, per una bella idea di un sito, ma come ho detto a lei, secondo me è difficilissimo proporre alle aziende questo tipo di collaborazione. Soprattutto perchè l’azienda non ti permette mai di contattarla direttamente (tranni pochi felici casi) e devi sempre passare attraverso un centro media o una concessionaria.
      Comunque vorrei parlare anche dei vari formati pubblicitari, perchè in effetti io ci ho messo veramente tanto tempo a capirli, e non sono nemmeno sicura di aver capito bene 😀

      • Magari non è attuabile con tutte le aziende… E’ che io, per deformazione non solo professionale, miro solo ad un certo tipo di aziende e servizi 😀
        Come dici tu, ne riparleremo nello specifico, perché a me è capitato di leggere post sponsorizzati, e per quanto io ne apprezzi lo stile letterario, onestamente mi sono sempre chiesta quanto fossero “autentici”…

        • Io su MF non scrivo post sponsorizzati, che riservo solo ai siti più ‘commerciali’ del network, quelli in cui non c’è l’intimità del blog. Non sono certo autentici. Mi viene chiesto di recensire un prodotto e lo recensisco, esattamente come se fossi una giornalista che legge la cartella stampa e scrive ‘il pezzo’ che è stato richiesto. Non li considero post, ma li considero articoli, niente meno che un lavoro. Nel blog è diverso: se parlo di mia figlia, di una mia ricetta, della mia influenza… non me la sento, personalmente, di metterci la recensione pagata dello shampoo. Ma è una scelta PERSONALE e il mio intento non è assolutamente quello di proporre agli altri di fare come me, anzi!
          Io mi auguro, come diceva Elisa-Mestieredimamma, che le aziende eco e bio guardino al web come a una sfida interessante, perchè penso che tutte noi avremmo voglia di collaborare con loro. Per ora onestamente le mie esperienze in merito sono deludenti, perchè queste aziende hanno poco denaro da investire, e soprattutto sono diffidenti verso il mondo dei blog. Magari serve solo un po’ di tempo, o di ‘educazione’, o anche metterci insieme tutte quante per aiutarli a fare meglio online… Speriamo!!

          • Giustissimo! Tu hai diversificato nel tempo e quindi hai distinto la sfera privata da quella professionale. Ma chi ha un solo blog?
            Anche il mio progetto prevede una diversificazione… anche se sempre in tema eco bio… Quindi si, occorre rimboccarsi le maniche e cercare di convincere le aziende bio a “fidarsi”!

          • quei post lì sono quelli che sulle riviste si definiscono “redazionali” e chi ha occhio avrà notato che sono sempre più camuffati da articoli veri e propri (parlo di riviste cartacee), io sul alcuni miei blog occasionalmente ne faccio, sono dichiaratamente post sponsorizzati (sia nel titolo che in fondo) e sinceramente non ci vedo niente di male, anche perché sono quelli che mi permettono (tra le altre cose) di preparare gli articoli e i lavori miei visto che per me questa è sia una passione che un lavoro.
            Non penso che li inserirei in “Good Morning Mamma” ma solo perché ho altri blog più adatti alla bisogna dove posso inserirli, mentre quest’ultimo è più un diario personale.
            Insomma come si diceva più sopra è proprio grazie alla pubblicità che i nostri blog (intendo quelli delle blogger professioniste che ne hanno fatto un lavoro) possono offrire i contenuti e le idee libere che cerchiamo di offrire giornalmente. Quindi l’importante è usarla con criterio e professionalità , siamo professioniste o no??? Sulla mia carta d’identità c’è scritto “libera professionista” e io questa dicitura la tengo in gran conto.

  35. buongiorno è da ieri sera che a singhiozzo leggo tutti i commenti, allora premetto che sono sul blog da soli 4 mesi, e da circa una settimana ho iniziato ad instaurare delle collaborazioni con aziende di prodotti alimentari, visto che metà dei miei post riguarda ricette, vi dico anche che io non conosco bene come funziona mi sto facendo un idea sul campo, e sono molto interessata allo sviluppo delle varie argomentazioni, io non sono contraria alla pubblicità sul blog e come avete detto voi purchè sia chiara e riconoscibile.
    La mia domanda, da ignorante, è questa: le mie collaborazioni non sono retribuite in soldi ma in cambio merce, c’è che mi manda la farina chi l’olio chi la pasta etc, mi è stato richiesto oltre che inserire un banner, anche di segnalare che ho usato il loro prodotto, tra me ho pensato beh cucino, mi piace inserire le ricette che faccio, partecipo volentieri ai contest che male c’è se mi risparmio qualcosa nell’acquisto dei prodotti e dico di aver usato quella farina o quella pasta? secondo me niente vedo che lo fanno in molti, e la mia ricetta ovviamente non può essere falsa….certo non ti arrichisci per niente con 30 euro di farina che ti mandano a casa ogni tanto e tu ti impegni a fare ricette per loro…un altro caso ieri una piccola azienda per abbigliamento di bambini, molto carini devo dire, mi ha chiesto una collaborazione, dei vestitini per bimbi in cambio di pubblicità, sinceramente mi allettava non poco, però poi ho visto che un cappellino solo costava 10 euro e sono qua che ci penso che faccio? veramente devo proporre ai miei pochi lettori ciò? e se poi perdo anche quei pochi lettori?
    in questo caso è sbagliato questo tipo di pubblicità?
    nei miei post parlo di quello che mi va e mi gira per la testa, il mio blog attualmente non è un attività ma non nascondo che mi piacerebbe farla diventare tale e per questo seguirò con assiduità tutto cio che verrà scritto qui ^_^

    • Io partirei dal presupposto che nulla può essere definito giusto o sbagliato in assoluto: è una scelta personale.
      Secondo me la questione riguarda solo il modo in cui vengono segnalate queste ‘collaborazioni’: per esempio un discaimer che dice qualcosa del tipo: questi prodotti mi sono stati regalati da PincoPallino e questo post è dunque sponsorizzato dalla sua azienda.
      Secondo me l’importante è non eccedere: io devo dire che non ho mai accettato prodotti omaggio da inserire nei miei post. Mi è capitato in 3 anni di ricevere 4 pacchetti, ma mai intesi come una collaborazione. Di norma, quello che mi viene proposto in omaggio, io lo metto in palio per le lettrici con un giveaway, se l’azienda me lo permette.
      Io ho sempre preferito chiedere una retribuzione commisurata alle visite che potevo offrire, ma non è una regola universale.
      Magari limiterei il numero di queste ‘collaborazioni’ e inizierei a chiedere un compenso: se ti cercano, significa che gli interessi, no?

      • ecco vedi, un grosso errore che ho fatto è quello di non chiedere nemmeno se ci pensano a pagarti, forse perchè mi vergognavo, forse perchè non mi sentivo all’altezza.
        Un altra cosa che adesso mi viene in mente, che ho lanciato un blog candy per niente sponsorizzato, anzi tutto a spese mie, dove c’erano dei premi di una ditta abbastanza conosciuta, ecco in quel caso li solo adesso mi pongo il dubbio, chissa che cosa avrà pensato la gente che mi leggeva?
        ecco vedi la mia “ignoranza” in materia mi ha fatto fare questi errori di percorso, se ci fosse stato prima una discussione del genere forse ci avrei pensato!
        E ancora all’inizio della mia esperienza, proprio in uno dei primi post ho scritto dei regali che mio mi aveva fatto, inserendo la foto di quei prodotti O_O, sto quasi pensando di cancellare quel post…
        per il discorso retribuzione ormai ho accettato, però nel futuro seguirò i vostri consigli e quindi aspetto anche io questo regolamento
        grazie Barbara

    • scusate, ma di cosa ci stiamo a scandalizzare? mi sembra che si rischi di cadere nel purismo fine a se stesso.
      Perchè mamma papera (dico lei perchè ho letto il suo post, ma vale per chiunque altro) dovrebbe farsi problemi a citare il nome dell’azienda che le ha procurato la farina? e soprattutto, siamo sicuri che basti questo per definire il post come “sponsorizzato”? Per me un post sponsorizzato è un testo “guidato” dallo sponsor, e non semplicemente un testo che lo cita. La differenza sta in quello che scrive l’autore.
      E ancora, perchè mamma papera (sempre lei, poretta ;-)) dovrebbe preoccuparsi di far pubblicità a un cappellino perchè costa 10euro? la gente ci arriva da sola a decidere se una cosa gli va o no. Il fatto che tu la visualizzi sul tuo blog non significa che te la sposi, o che la proponi come tua.
      Insomma, troviamo una giusta misura. L’etica va bene, ma il purismo mi sembra davvero poco realistico.
      (per la cronaca, non ce l’ho mica con nessuno: sto solo partecipando alla costruttiva discussione)

      • e sono assolutamente d’accordo, e ribadisco che tutti sti problemi che ci facciamo è perché siamo donne, infatti anche Mamma papera ha quasi pudore a chiedere un compenso, pudori che abbiamo davvero solo noi…

  36. Che bella discussione!
    Do il mio contributo anche io, anche se forse mi ritenete “dall’altra parte della barricata”.
    Come molte di voi con l’arrivo della prima figlia ho cercato un lavoro che mi concedesse maggiore flessibilità e ovviamente un pò di liquidi…
    Nel mio caso, assieme a mio marito abbiamo deciso di aprire un negozio che vendesse quel genere di prodotti che con l’esperienza avevamo imparato a scegliere per noi e per i nostri piccoli (recentemente siamo passati da 1 a 2).
    Al nostro negozio abbiamo affiancato un blog dove, però, non ci limitiamo a “promuovere” i nostri prodotti, ma anche a dare consigli utili per tutte le mamme e prove d’uso su singoli prodotti che effetivamente utlizziamo, dandone un’immagine onesta e imparziale.
    I prodotti che vendiamo nel nostro negozio sono comunque frutto di un’attenta selezione che si basa su alcuni principi etici che ci siamo dati (preferire cosmetici ecobio, preferire prodotti bilogici certificati, favorire l’allattamento al seno, etc…)
    Ovviamente il nostro è un blog di PUBLICITA’ ovvero negli articoli vengono sempre citati prodotti del nostro catalogo, ma non ritengo per questo che debba essere considerato meno utile di altri!
    Mi spiego: se nel blog, parlando di olii per i neonati scrivo che è opportuno evitare la paraffina, ed è meglio usare olii naturali come l’olio di mandorle o di jojoba, io metto il link all’olio di jojoba che vendiamo noi, ma il consiglio rimane valido anche per altri olii…

    Per intenderci:
    i banner pubblicitari in un blog non legato ad’una attività commericale secondo me ci stanno, ma purchè siano selezionati eticamente, ovvero se propongono pubblicità di prodotti che effettivamente condividiamo, oppure non ci impongano post su cose a cui non crediamo.

    Comunque ciao a tutte e complimenti per il lavoro

  37. Fantastica discussione con le migliori blogger italiane!
    certo, avere il blog come piccola entrata sarebbe bello ma la vedo assai lontana come cosa, ecco il film Julia & Julie e’ stato un supporto per me, nella decisione di aprire un blog.
    Aver la voglia e la passione e perche’ no il coraggio di mettere in piazza foto, episodi e aneddoti della nostra vita personale e’ anche un po da esibizionisti! eheheh.
    Amo i vostri blog e dei costi davvero non ne immaginavo la cifra, ma la cosa super difficile per le neo nate blogger come me, come e’ gia stato detto, e’ davvero la visibilita’, il rischio di rimanere in quel cerchio di 100 persone e avere sempre loro come visitatori! e’ davvero mooooolto difficile uscire da quel tunnel, e ancora non so come si fa, certo aggiornare il blog spesso , trovare contenuti interessanti, idee originali, ma ricordiamoci che oltre allo star dietro al blog c’è il lavoro manuale del creare le cose che poi mostri sul blog, insomma di tempo ce ne vuole davvero.
    E poi magari conti sul supporto o aspetti un commento sul blog delle BiG e non ti calcolano per niente, e allora un po una ci rimane male! ahahah
    Affiorare nel mare di internet e’ davvero un’ impresa!!!
    Se ho scritto un concetto poco chiaro scusatemi, ma siamo ancora in ospedale, anzi vado a srotolare la fata dalla flebo!!

  38. bella discussione. Anche a me sta molto a cuore questo tema: mi stanno a cuore i contenuti. Ho un piccolo blog crafty che non ho il tempo di coltivare, due bimbi che devo avere il tempo di coltivare 🙂 e un lavoro “ufficiale” che ci da da mangiare ma che non mi lascia il tempo di coltivare il resto ;-). ho visto molti dei vostri bei blog trasformarsi e crescere, e quello a cui sto attenta, quello che mi induce a tornare, non è la presenza o meno di banner o sponsor ma la presenza o meno di contenuti, di idee, di personalità. La vostra voce. Se quella rimane la stessa, se voi rimanete voi e non modificate troppo il vostro “piano editoriale” per cercare di inserire tutto, se continuate ad avere chiara la “motivazione” (le aziende la chiamano missione) che vi ha spinte ad andare online… beh allora viva gli sponsor, che vi permeteranno di mollare il resto (bimbi a parte 🙂 e di dedicare tutte voi stesse a questo lavoro che avete dimostrato di saper fare bene. E persino di dormire la notte! Una di voi con il suo blog ha inconsapevolmente cambiato il mio modo di essere mamma, aprendomi le porte della sua casa e indicandomi delle strade, delle scelte, delle cose che nemmeno sapevo esistessero. Se potete vi invito a partecipare ad un incontro che sto organizzando per http://www.genitorichannel.it: sarà un incontro tra genitori blogger proprio per confrontarsi su questo tema: http://tinyurl.com/6fwsvhb
    Se avete voglia di partecipare scrivetemi a antonellap@genitorichannel.it così vi do i dettagli e un pass per Fa la cosa giusta (mai titolo fu più azzeccato ;-). Vi abbraccio.

  39. Articolo interessantissimo. Ed annoso dilemma anche per noi. In quanto siamo decisamente contrari all’invadenza della pubblicità ormai ovunque nella vita quotidiana. Però è fuori discussione che un blog lettissimo richiede un enorme investimento di tempo – e anche di denaro (sia direttamente per pagare domini e server, sia indirettamente per le diverse ore di “lavoro” che gli si dedicano) quindi non può essere fatto aggratis…
    Deve essere fatto con lo spirito Free ma deve poter avere anche una sorta di remunerazione. Altrimenti diventa solo un ulteriore onere per le mamme (già probabilmente lavorano, poi badano ai figli, poi probabilmente badano alla casa, se dedicano anche 2-3 ore al giorno ad un blog che vita di inferno fanno?!?). E’ vero – e lo ripeteremo sempre, che probabilmente passeremmo tutto il nostro tempo libero comunque a scrivere “articoletti” sui temi che ci appassionano o a “documentare” le nostre avventure “educative”, però farlo con costanza (cerchiamo di non scendere mai sotto i 5 post a settimana – e ce li prepariamo in anticipo per quando siamo in ferie) e con una certa dose di professionalità è davvero un impegno che sentiamo giusto essere retribuito. Noi non ci siamo ancora arrivati – e ci siamo dovuti “piegare” agli sponsor perlomeno per coprire le spese del dominio. Ma speriamo davvero di riuscire a raggiungere l’obiettivo che abbiamo in mente senza perdere il giusto spirito e senza dover svendere i nostri contenuti. Come ha scritto Barbara il contenuto dei post è “sacro” ed infatti il tipo di pubblicità e marketing che credo proprio non ammetteremo sul nostro blog è quello di tipo redazionale (pubblicità camuffata da articoli – come già avviene nella stampa).
    ciao e grazie (family blogger)

  40. Sono realitavamente nuova del web come “blogger”. Anzi non mi definirei tale.
    Quando ho deciso di avere un figlio lavoravo 15 ore al giorno come scenografa e costumista per teatro cinema e televisione. Un lavoro bellissimo, al quale sono arrivata dopo studi, sacrifici e tanta gavetta, ma decisamente non compatibile con la scelta di avere una famiglia.
    Ho lavorato in tournè in giro per l’Italia fino all’ottavo mese di gravidanza.
    Durante tutti e 9 mesi ho cominciato a studiare e documentarmi su ciò che mi sarebbe aspettato a breve e cioè diventare mamma.
    Ho partorito, le cose non sono andate secondo le mie aspettative, ho dovuto affrontare un mese di ospedalizzazione del mio bambino, ho dovuto faticare per recuperare un allattamento al seno da me tanto desiderato.
    Ho incominciato a conoscere il mio bambino, realizzando che in questo momento avrei dovuto dedicarmi completamente a lui .
    Ho sentito il bisogno di condividere con altre mamme i miei vissuti e le mie insicurezze. Ho deciso così di aprire il mio sito per ceracre di dare un supporto alle mamme.
    Purtroppo vengono fatti tanti corsi di accompagnamento al parto, ma poi? Nel momento del vero bisogno ci ritroviamo sole.
    Non ho ripreso il mio lavoro. Ho pensato col mio di cercare di farne oltre che una passione, una professione.
    Ho bisogno di lavorare, per me stessa ed ho bisogno di guadagnare per la mia famiglia.
    Ben venga quindi un blog che possa essere non solo una passione, ma anche un vero e proprio lavoro.
    Per questo motivo io ho inserito banner pubblicitari, sempre in linea con il mio pensiero. Non potrei ad esempio mai sponsorizzare una marca di latte artificiale quanto meno un biberon.
    Trovo giusto far riconoscere gli articoli sponsorizzati come tali (nella mia inesperienza all’inizio non lo facevo, ma pian piano s’impara!).
    E sarebbe anzi fantastico se questa fosse una professione riconosciuta, con tanto di contributi INPS, sussidio di disoccupazione, maternità etc…
    Complimenti per l’articolo barbara, è davvero molto interessante ed offre molti spunti di riflessione. ;o)
    Ilaria

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